Cinema Etrusco, stop da pandemia

Cinema Etrusco, stop da pandemia
L'ultimo valzer è fissato per mercoledì. «Ci prendiamo una pausa», dice Gérôme Bourdezeau, rotacismo d'inciampo di marca transalpina...

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L'ultimo valzer è fissato per mercoledì. «Ci prendiamo una pausa», dice Gérôme Bourdezeau, rotacismo d'inciampo di marca transalpina su una dizione perfetta. Fino a quando è un nodo complicato da sciogliere come un bolina doppio affogato nel mare e seccato dal sole. «Forse novembre», continua. Magari a Natale, forse oltre lo steccato del prossimo anno che. nella simbologia, all'irrazionalità del numero 20 fa seguire il coraggio del 21.

Da sei anni il Cinema Etrusco' è la sua casa, costruita su basi solide che se da una parte guardano alle esigenze di mercato dall'altra non rinnegano la sperimentazione e le new wave che si agitano sotto il pelo del mare della cinematografia indipendente. Non una resa lo stop, piuttosto una necessità per preservare quello che resta, seminarlo per vederlo poi germogliare ancora quando le nuvole si allargheranno.
«Da cinque settimane, da quando abbiamo riaperto, le presenze non hanno mai raggiunto quel turning point necessario per garantire alla macchina di autoalimentarsi spiega Bourdezeau -. Non parliamo di margini di guadagno, piuttosto di arrivare faticosamente al pareggio al netto delle spese».
Royalty, bollette e affitti: numeri che ruggiscono davanti alle entrate. «Parliamo di una media di 30 spettatori continua Bourdezeau -. A volte 8, a volte 50. Niente che può essere paragonato allo scorso anno. Il conto dell'affitto è pesante e un affanno simile lo stanno vivendo tutti quelli che non hanno mura di proprietà». Un dato, quello snocciolato dal gestore dell'Etrusco, tristemente in linea con quello nazionale: le presenze per sala nella settimana che va dal 14 al 20 settembre 2020 sono state mediamente 138 al giorno, a fronte delle 553 della settimana omologa del 2019 (dal 16 al 22 settembre).
Poi ecco il protocollo sanitario, che diminuisce le postazioni a fronte di un prezzo costretto a rimanere invariato. E ancora il capitolo fondi, per la quale la situazione sembra in via di definizione. «Ma la richiesta per i quali è farraginosa precisa Bourdezeau - e, alla fine dei conti, rimane una soluzione tampone. Come provare sbarrare il corso di un fiume con un bastone».

Infine la posizione delle case di produzione che nella penuria di titoli, si tengono stretti i film di maggior richiamo per paura di uno nuovo stop e di non rientrare dell'investimento. «Con il rischio di molti colli di bottiglia imminente conclude Bourdezeau - con listini sovraccarichi e prevedibili intasamenti nelle uscite delle prossime settimane. Tradotto, la cronaca di una morte annunciata, soprattutto per i film italiani indipendenti». Un requiem per il cinema tutto.
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Il Messaggero