Chiusure strategiche e camere più care, così gli alberghi si difendono dal caro bolletta

Chiusure strategiche e camere più care, così gli alberghi si difendono dal caro bolletta
«La certezza è solo una: il peggio deve ancora arrivare». Un momento così, con i costi diventati improvvisamente insostenibili, Enrico Patara albergatore...

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«La certezza è solo una: il peggio deve ancora arrivare». Un momento così, con i costi diventati improvvisamente insostenibili, Enrico Patara albergatore che dal 1985 guida l’Hotel Tuscia di via Cairoli fatica a ricordarlo.

«Stiamo valutando di chiudere un paio di mesi tra gennaio e marzo – aggiunge – è un periodo morto e conviene risparmiare anche perché non sembra esserci una soluzione a breve». Dagli alimenti per la prima colazione, ai prodotti per il bagno «stiamo subendo aumenti considerevoli su tutte le forniture nessuna esclusa».

E ancora «ci sono problemi legati ai servizi esterni, tipo la lavanderia di cui un albergo non può fare a mano – continua Patara -. Da quando è iniziata la corsa dei prezzi nella fattura per lavaggio e asciugatura è entrata una nuova voce: ‘onere costo energia’, che viene settimanalmente aggiornata. A conti fatti parliamo già di un 15-20 per cento di aumento».

C’è poi il salasso delle bollette di luce e gas «che finora ci ha sfiorato grazie ad un contratto vantaggioso, ma è solo questione di tempo: la botta ce la aspettiamo tra pochi mesi quando sarà il momento di ridiscutere i termini». Termini sui quali c’è silenzio «di solito il fornitore ci inviava almeno 90 giorni prima della scadenze le nuove tariffe, il fatto che nessuno si sia fatto sentire è preoccupante».

La nuova politica delle compagnie che popolano il mercato libero dell’energia (alcune delle quali in forte difficoltà) è quella di congelare le offerte (ed il prezzo fisso) e di applicare una tariffa agganciata al prezzo corrente limitando, tra l’altro, la durata dei contratti per un periodo massimo di sei mesi in modo da poter correggere il tiro in caso di ulteriore ascesa dei prezzi a copertura dei costi.

«L’incertezza del mercato dell’energia sta provocando problemi e squilibri per la prossima stagione – continua Patara -. Da settimane i tour operator ci stanno contattando per sapere le tariffe a partire dalla primavera. Ci siamo presi fino a fine mese per decidere, davanti a bollette che saranno fino a quattro volte più care rispetto al 2021 anche noi dovremo adeguarci ritoccando i prezzi: abbiamo ipotizzato un aumento del 10%».

Sui clienti, quindi, verrà scaricato circa metà della pressione generata dall’aumento delle spese: «non possiamo fare diversamente», conclude Patara. Nel clima di generale incertezza la sensazione è quella che non sia stato fatto tutto il possibile per sostenere le aziende. Gli appelli di Federalberghi a difesa del settore erano partiti a maggio, quando il mercato di gas e luce mostrava energetico già i segni di un’acuta tensione. L’ultimo, meno di due settimane fa, con un memorandum in 10 punti per il nuovo governo che indica tra le priorità la sterilizzazione degli aumenti dei costi energetici e nuovi ristori per scongiurare il blocco delle attività.

 

 

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Il Messaggero