Caso "team La Sapienza", pronta un'interrogazione di Ricci. Ubertini: «Che brutta figura»

Secondo il professor Maurizio Errigo l'intervento dell'assessore Aronne dovuto «alla pressione, alla fatica e alle critiche ma con noi non c'è attrito»

Caso "team La Sapienza", pronta un'interrogazione di Ricci. Ubertini: «Che brutta figura»
Il caso “Viterbo accessibile” entrerà nella sala d’Ercole con un’interrogazione del dem Alvaro Ricci. Sul fatto interviene anche il leghista Claudio...

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Il caso “Viterbo accessibile” entrerà nella sala d’Ercole con un’interrogazione del dem Alvaro Ricci. Sul fatto interviene anche il leghista Claudio Ubertini: «La scelta de La Sapienza di mollare per l’atteggiamento dell’assessore Aronne non ci fa fare una gran bella figura».

Ubertini, ex assessore all’urbanistica, parte da lontano. «Ci vogliono almeno 25 anni per rimettere in sesto il centro storico, che paga 50 anni di danni. Serve un progetto e probabilmente il percorso iniziato da La Sapienza con 200 giovani, che hanno una visione diversa, poteva servire. Ma se qualcuno dice qualcosa non in linea con il pensiero della giunta, per loro non capisce niente». Cosa avrebbe fatto al posto di Aronne? Se si fossero presentati da Ubertini con questo studio, «non ci sarei assolutamente entrato in rotta di collisione. Avrei cercato di portare avanti il mio pensiero ma anche di dialogare, perché hanno energie e tempo per attività che non può fare né Aronne, né la struttura che ha a disposizione: con quell’organico si riesce a malapena a fare l’ordinario». Invece ora mollano. «Potevano essere un aiuto - spiega il leghista - ma purtroppo in questa amministrazione pensano di essere i detentori di tutte le verità e innovazioni. In un anno però non mi sembra che le abbiano messe in atto. E gli atteggiamenti sono alquanto discutibili».

Ricci sull’incursione dell’assessore alla presentazione dello studio chiederà conto in aula, «per capire cosa sia successo, il perché di reazioni così brusche».

Intanto il professor Maurizio Errigo prova a dare una chiave di lettura dell’accaduto, che «può essere giustificato dalla pressione dovuta al momento che attraversa la città, dalla fatica per il Pnrr, dalle critiche costanti (il tiro al piccione di cui parlava l’assessore all’urbanistica). Il nostro studio non voleva alimentarle ma fornire idee su una nuova visione di città». Resta il fatto che si abbandona la città dei Papi. «La decisione di lavorare nei miei corsi il prossimo anno in provincia o sui municipi di Roma - conclude - è dettata dalla necessità di avere una interlocuzione condivisa e caratterizzata da entusiasmo con gli enti locali; dall’intervento dell’assessore Viterbo non offre queste condizioni, al momento. Ma non c’è alcun attrito». 

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Il Messaggero