Caso di scabbia al Buratti di Viterbo: apprensione tra i genitori, ma per gli esperti «l'allarme è ingiustificato»

Caso di scabbia al Buratti di Viterbo: apprensione tra i genitori, ma per gli esperti «l'allarme è ingiustificato»
Ad agosto diversi casi erano stati segnalati all’interno di alcune residenze per anziani della Tuscia. Adesso la notizia di un nuovo episodio riscontrato all’interno...

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Ad agosto diversi casi erano stati segnalati all’interno di alcune residenze per anziani della Tuscia. Adesso la notizia di un nuovo episodio riscontrato all’interno di una scuola: un alunno del liceo classico Mariano Buratti ha manifestato sintomi della malattia ad ottobre, come stabilito dall’indagine epidemiologica condotta dalla Asl. È stata la dottoressa Silvia Aquilani, direttore del servizio Igiene pubblica, a informare la dirigente scolastica Clara Vittori. Ma, nonostante qualche apprensione tra le famiglie, di fatto al momento non c’è alcun allarme all’interno della scuola dovuto a casi secondari. Né è stato necessario adottare particolari misure igienico-sanitarie, se non informare la famiglia del ragazzo interessato rispetto alle misure da adottare e allertare la scuola affinché informi i genitori su quali possono essere i campanelli di allarme. In particolare, la terapia consiste nell’applicazione di apposite pomate, tranne i casi in cui colpisca soggetti fragili, come anziani affetti da più patologie, quando invece si fa ricorso ad antibiotici. Intanto, Daniele Peroni, responsabile dell’ufficio scolastico provinciale, chiarisce che “non risulta alcuna comunicazione di focolai o casi nelle scuole del Viterbese”.


 
Tanto rumore per nulla, si potrebbe dire. Già questa estate l’azienda sanitaria locale era intervenuta al fine di rassicurare la popolazione e dimensionare correttamente la “problematica sanitaria”. In particolare, il servizio di Igiene aveva specificato che “la scabbia è una banale patologia cutanea che, seppur fastidiosa e spesso associata a un ingiustificato allarme sociale, in realtà ha un impatto clinico modesto ed è facilmente trattabile. Inoltre, la sua trasmissione avviene per contatto ma non è assolutamente collegata a scarse condizioni igienico sanitarie”.

Anche nella nota inviata alla preside, Aquilani chiarisce che la malattia cutanea "relativamente banale" cessa di essere trasmissibile 48 ore dall’inizio di un idoneo trattamento”. Il periodo di incubazione è però lungo, variando tra le due e le sei settimane. “È pertanto possibile che possano presentarsi ulteriori casi nella comunità scolastica”, avverte. Il rischio è che il parassita di trasferisca da una persona all’altra “anche tramite effetti personali contaminati da poco da un soggetto infetto”. Cosa fare quindi? Come accennato, non serve alcuna disinfestazione ma “è utile procedere ad adeguata informazione nei confronti delle famiglie e del personale” affinché rivolgano a un dermatologo in caso compaiano lesioni cutanee pruriginose, che senza il consulto di un esperto potrebbero essere confuse con altre patologie, quale una semplice allergia.

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Il Messaggero