Casale di campagna trasformato in piazza di spaccio, di nuovo a processo Ismail Rebeshi

Carabinieri
Casale di campagna trasformato in piazza di spaccio, di nuovo a processo Ismail Rebeshi. Nomi importanti quelli che devono...

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Casale di campagna trasformato in piazza di spaccio, di nuovo a processo Ismail Rebeshi.


Nomi importanti quelli che devono rispondere di traffico di stupefacenti, sono 15 gli imputati, davanti al giudice Silvia Mattei, tra cui Ismail Rebeshi e Sokol Dervishi. 
I due albanesi condannati in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso. Rebeshi il boss indiscusso anche per quanto riguarda lo spaccio e Dervishi l’unico pentito della banda che tra il 2017 e il 2019 ha messo a segno oltre 40 attentati in città.
E che lo spaccio fosse da sempre una delle attività degli albanesi confluiti nella banda mafiosa lo testimonia l’operazione del 2013.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri che indagarono sulla vicenda gli imputati, quasi tutti tra venti e trent’anni, avrebbero trasformato un casale di Tre Croci in una sorta di fortino della droga per il consumo collettivo di marijuana e per lo spaccio di cocaina. All’interno del casale infatti non si consumava solamente ma si sarebbe venduta droga a una folta clientela. Composta da giovanissimi della Viterbo bene e non solo. Sarebbero una trentina gli episodi di spaccio accertati dagli inquirenti. Il grosso concentrato sulla piazza di Vetralla, con frequenti trasferte a Viterbo e perfino qualche escursione a Roma. Gli episodi di spaccio coprirebbero un periodo compreso tra il 2012 e il 2013, tra Viterbo, Capranica, Vetralla e la frazione di Tre Croci, Roma e Perugia.
Ieri è stato il giorno dell’ammissione prove. L’udienza si è tenuta in carcere per poter far partecipare anche Ismail Rebeshi detenuto al 41 bis di Cuneo, ma per problemi logistici il collegamento è saltato. La giudice ha così deciso di stralciare la posizione dell’albanese e andare avanti con gli altri imputati. Probabilmente il processo sarà riunito alla prossima udienza. 
Tra gli accusati non solo noti albanesi con diversi conti aperti con la giustizia, ma anche diversi ragazzi di Viterbo e Vetralla e due romeni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero