Morì cadendo dalla finestra della casa di riposo, condannati i gestori

Un'aula di tribunale
Morì cadendo dalla finestra della casa di riposo, condannati a due anni di reclusione i responsabili della struttura. Si...

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Morì cadendo dalla finestra della casa di riposo, condannati a due anni di reclusione i responsabili della struttura.

Si è concluso ieri il procedimento davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Viterbo a carico di Amedeo Menicacci, assistito dall’avvocato Davide Ferretti, e Noemi Castellani, difesa dall’avvocato Chiara Peparello, accusati di abbandono di anziano aggravato dalla morte. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo.

La sera del 15 gennaio 2019 Gian Paolo Rossi, di 81 anni, precipitò dal secondo piano della casa di riposo Villa Iris sulla Tarquiniese. Un volo di oltre tre metri che gli costò la vita. La vittima, residente a Monte Argentario (Grosseto), era ricoverata da tempo nell’alloggio per anziani di Tuscania. L’intervento dei sanitari del 118 fu immediato, medici e infermieri provarono a rianimare l’anziano ospite, ma per lui non ci fu nulla da fare. Accorsero sul posto anche i carabinieri della compagnia di Tuscania, a cui sono furono affidate le indagini.

Indagini che il sostituto procuratore Massimiliano Siddi allargò, chiamando in supporto anche i carabinieri del Nas per le opportune verifiche nella struttura. L’ipotesi accusatoria, validata dalla sentenza di condanna di ieri mattina, è che siano state omesse tutte quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto evitare la tragedia. «Durante i controlli ispettivi - ha spiegato l’imputato durante una delle udienze - né i vigili del fuoco né i Nas hanno mai rilasciato delle prescrizioni di pericolosità sul tragitto che portava a quell’ambiente. C’era solo l’indicazione di tenere la porta chiusa».

Sulla vicenda è stata anche sentita l’ultima testimone della difesa. Una dipendente che ha lavorato nell’ufficio amministrativo di Villa Iris per 13 anni. «Sono stata io - ha affermato - a scrivere su un foglio che quella porta dove rimanere sempre chiusa». La dipendente avrebbe anche escluso che la vittima avesse istinti suicidi. Nonostante i cartelli quella notte l’anziano ospite della casa salì fino alla soffitta, e pochi minuti dopo fu ritrovato cadavere nel piazzale.

I due responsabili di Villa Iris sono stati condannati anche a risarcire le parti civili, centomila euro per i figli della vittima e 40 mila per ogni nipote.

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Il Messaggero