VITERBO - Docce fatiscenti a Mammagialla e neanche un albero a fare ombra sul piazzale di cemento dell’ora d’aria. ...
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Ma la vera tragedia è la carenza di personale unita al sovraffollamento: due detenuti gomito a gomito in media per venti ore al giorno, in celle di meno di 9 mq nate per ospitarne soltanto uno, facendo pochissime attività finalizzate al reinserimento. Magra consolazione, il supercarcere di Viterbo è uno di quelli meglio tenuti tra gli oltre 30 visitati negli ultimi due anni dagli avvocati dell’osservatorio dell’Unione delle camere penali che dicono no alla detenzione fine a se stessa.
Dopo la visita di venerdì all’intera struttura - comprese le sezioni della criminalità e dei boss in 41 bis - il penalista viterbese Marco Russo e il responsabile nazionale Alessandro De Federicis hanno fatto il punto con la direttrice Teresa Mascolo.
I detenuti sono saliti a 740, contro i 440 previsti, oltre 300 dei quali in attesa di giudizio. Gli agenti sono 317 invece di 485. Solo 5 educatori, un unico dirigente medico. Circa 200 psichiatrici, 220 tossicodipendenti, un 34% di stranieri, specie romeni, albanesi e magrebini.
«La gente ha un’idea distorta, non capisce che il carcere deve essere l’extrema ratio – ha sottolineato Russo – e in ogni caso dovrebbe essere strutturato in modo tale da ridurre le recidive, ma la legge, che pure favorisce sulla carta il reinserimento, non viene applicata per carenze di organico e di fondi».
Il risultato, come ha ammesso Mascolo, è che le attività “trattamentali” a Mammagialla sono ridotte all’osso, nonostante i due laboratori interni di falegnameria e sartoria e la cooperativa Zaffa per il lavoro esterno e i volontari di Gavac, Arci e altre associazioni che ci mettono perfino i soldi del loro».
Mentre lo svuotamento degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) rischia di dare il colpo di grazia. «La nostra è un’iniziativa politica – hanno concluso Russo e De Federicis – c’è un piano carceri sul tavolo del ministro Cancellieri». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero