Carabiniere a processo. Ristrutturazone caserma di Tuscania, «Fu lui a dirci quale ditta doveva lavorare»

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Lavori alla caserma e soffiate sugli arresti, entra nel vivo il processo al comandante dei carabinieri Massimo Cuneo. L’ufficiale dell’Arma, finito ai domiciliari...

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Lavori alla caserma e soffiate sugli arresti, entra nel vivo il processo al comandante dei carabinieri Massimo Cuneo. L’ufficiale dell’Arma, finito ai domiciliari l’11 febbraio 2015 e assistito dagli avvocati Pierluigi Mancuso e Fabrizio Ballarini, è imputato di peculato d’uso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, truffa e falso in concorso. Questi ultimi due reati con l’imprenditrice Marinella Menichetti, per dei lavori di ristrutturazione nella caserma dei carabinieri di Tuscania, di proprietà del Comune, costituito parte civile con l’avvocato Luca Paoletti.

Udienza fiume quella di ieri mattina, che ha visto sfilare venti testimoni. Ognuno mirato a un capo d’accusa. Prima i sottoposti che hanno parlato dei lavori di ristrutturazione della caserma di Tuscania, e poi i dipendenti del Comune di Tuscania che hanno preparato determine di impegno e liquidazione per le ditte che avrebbero eseguiti i lavoro. «La prima ditta che avrebbe dovuto fare i lavori ci fu indicata proprio da Cuneo ma alla fine non aveva il Durc e abbiamo fatto un altro affidamento».Nota dolente il punto sulla rivelazione del segreto d’ufficio.

Cuneo avrebbe fatto una soffiata all’allora candidato sindaco su una perquisizione che avrebbe coinvolto un candidato della sua lista. La donna è stata indagata per ricettazione di preziosi per 20mila euro dopo averlo rubato a parenti o datori di lavoro. Per la pubblica accusa l’indagata avrebbe saputo con qualche minuto d’anticipo dell’imminente arresto e della perquisizione.

«Quando siamo arrivati - ha detto in aula il comandante della stazione di Tuscania Alessio Semeraro - non è stata per niente collaborativa. L’abbiamo trovata che inviata un sms a una nipote con scritto: “L’orologio devi dire che è tuo“. Il messaggio è stato bloccato ovviamente». La Procura è sicura, la donna sapeva già tutto. «Ovviamente sapeva tutto il comandante che mi disse che voleva fare lui l’arresto, era molto operativo».
Il fatto è legato a un mistero fax. Fax inviato dagli uffici dei magistrati di via Falcone e Borsellino, proprio sull’autorizzazione a procedere alla perquisizione, è scomparso dai registri della caserma provinciale.

«L’ufficio di Cuneo - ha affermato un altro carabiniere - era a due metri dalla centrale operativa, dove arrivavano e venivano smistati i fax. Io quello non lo ricordo». Il mistiare incalzato dalle domande della pm Paola Conti che chiedeva se Cuneo avesse mai preso di persone fax arrivati in centrale, ha risposto: «Era il comandante, aveva accesso ovviamente a tutto».

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Il Messaggero