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«Mi dicevano “vai a rubare“ e se non lo facevo mi davano gli schiaffi». E’ iniziato con le parole di un ventenne disabile il processo a due ragazzi che nel 2017 a Caprarola lo presero di mira, tentando di farlo rubare e spacciare. Probabilmente solo per divertimento. A denunciare l’accaduto è stato lo stesso ragazzo che impaurito per le botte e le minacce che riceveva ogni giorno ha chiesto aiuto al padre. E col padre è entrato nella caserma dei carabinieri.
«Mio figlio è tornato a casa senza cellulare - ha affermato il papà della vittima - era nuovo glielo avevo appena comprato. Mi ha detto che glielo avevano preso. Così sono andato a riprenderlo dai ragazzi e loro mi hanno detto che lo tenevano perché mio figlio aveva un debito di droga. Ma lui non ha mai fumato ne fatto uso di droga, ha problemi di salute».
A confermare le parole del padre anche il giovane. «Erano loro che mi volevano costringere a fumare erba quando eravamo sotto Palazzo Farnese - ha spiegato - ma io scappavo da papà. Mi picchiavano sempre e io avevo paura, soprattutto di quello grosso. Facevano cose brutte e io non volevo farle. Mi ha preso il cellulare nuovo perché gli piaceva, lui mi portava via tutto. Ma non è vero che serviva a pagare la droga. Erano dispetti. Ogni volta mi dicevano: “va a rubare“ e se non lo facevo mi davano gli schiaffi».
I due imputati sono accusati anche di spaccio a minori anche se il ragazzo ha negato d aver comprato da loro della droga. «Io lo so che facevano la droga - ha detto - ma non li ho mai visti darla a qualcuno».
Prossima udienza il 19 ottobre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero