Caporalato, «Ragazzi reclutati direttamente al centro migranti»

Carabinieri
«Alle 6 del mattino è arrivato un furgoncino al centro migranti di Acquapendente e ha caricato diversi ragazzi. Lo abbiamo seguito per un po’ fino e abbiamo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Alle 6 del mattino è arrivato un furgoncino al centro migranti di Acquapendente e ha caricato diversi ragazzi. Lo abbiamo seguito per un po’ fino e abbiamo visto che alla guida c’era l’imprenditore sui cui stavamo indagando». Con la testimonianza del carabiniere che ha partecipato alle attività di indagini è ripreso il processo all’imprenditore di Acquapendente accusato di sfruttamento del lavoro con l’aggravante del caporalato.

Secondo le indagini dei carabinieri della compagnia di Montefiascone avrebbe costretto almeno tre operai, reclutati in un vicino centro per rifugiati, a lavorare nei boschi per oltre 10 ore al giorno e con una paga da fame. Ovvero dalle cento alle duecento euro al mese. Le indagini sull’imprenditore, difeso dall’avvocato Enrico Valentini, sono iniziate a giugno 2018. Per più di un anno i militari e l’ispettorato del lavoro hanno seguito i suoi lavori mentre i funzionari controllavano la regolarità dei pagamenti.

Due i procedimenti a carico dell’imputato, scaturiti dalle indagini e che ora sono stati riuniti in un unico processo. Due dei 4 ragazzi stranieri si sono costituiti parte civile e sono assistiti dall’avvocato Carlo Mezzetti. «Abbiamo fatto un servizio di osservazione - ha detto ancora il militare - il 22 ottobre del 2018. E dopo aver controllato le targhe abbiamo capito che il mezzo apparteneva proprio a lui».

Le vittime, secondo quanto raccontato, venivano sottoposti ad orari di lavoro esorbitanti rispetto ai limiti previsti dai contratti collettivi nazionali, e venivano retribuite in modo risibile. Si torna in aula il 18 maggio 2023 per l’esame imputato e la discussione.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero