“Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene”, avrebbero detto Caressa e Bergomi, in altri tempi calcisticamente più fortunati. L'abbraccio però...
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Ora il Comune vuole tagliarli. Alcuni sono malati – e si vede a occhio nudo, senza essere botanici -, altri sono comunque ritenuti dall'amministrazione pericolosi: ci sarebbero stati casi in cui qualche ramo è caduto sulle persone. E poi i rischi per gli allergici, specie di questa stagione, quando la lanugine si spande nell'aria, entra nelle case (“e nei ristoranti...”, aggiungono i maliziosi) e fa venire da starnutire. Comunque, la determina è già pronta e firmata, gli attivisti contrari ne hanno fatto una copia e l'hanno affissa al presidio: per circa 5mila euro, un'azienda viterbese del ramo – è il caso di dirlo – li butterà giù. Accanto, sempre in riva al lago, il Comune ha già piantato dei piccoli platani sostitutivi, che quando cresceranno uniformeranno questo tratto al resto della passeggiata, dove i platani già ci sono da anni.
Comunque, nel pomeriggio del 25 aprile, quelli dell'associazione La Porticella, più simpatizzanti, amanti della natura, abitanti locali, hanno abbracciato i tronchi, come in una di quelle foto che si vedono sul Guinness dei primati per le sequoie giganti della California. Hanno ballato al suono dei bongos e dei tamburelli, hanno aderito alla raccolta firme. Che è abbinata anche ad un'antologia di racconti, ricordi, disegni, sul passato di questi alberi: “A Capodimonte – ha spiegato Dario, dell'associazione La Porticella – si è sempre detto 'vado giù ai pioppi', per indicare questa zona. E' la conferma di quanto il paese sia legato ai suoi alberi”.
Abbracci e abbracci, allora, e il rinnovo della richiesta di un incontro al sindaco Fanelli. Un incontro che il primo cittadino ha sempre evitato, e che invece potrebbe anche risolvere la questione in modo civile, come dovrebbe essere naturale in una comunità piccola e unita come quella di Capodimonte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero