Cinque colpi sparati con un’arma piccola, ma potentissima che non hanno dato scampo alla vittima. Omicidio di Salvatore Bramucci, si torna in aula. Ieri prima...
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L’agguato avvenuto a poche centinaia di metri dalla casa della vittima sarebbe durato una manciata di minuti, il tempo di tirare cinque colpi di pistola e dileguarsi in fretta. «La vittima era seduta sul lato guidatore, con la testa china sul collo e i pugni chiusi ma non serrati. Solo le gambe puntavano verso sinistra». Salvatore Bramucci quel giorno non ha avuto tempo di fare niente, nemmeno di provare a scendere dall’auto per rifugiarsi. L’agguanto, pianificato a lungo, è stato rapido e letale. Nonostante i carabinieri del Nucleo investigativo, grazie ai reperti ritrovati, siano riusciti a ricostruire la dinamica del delitto arrivando anche a ipotizzare marca e modello dell’arma, la pistola utilizzata non è mai stata trovata. «Il calibro dei proiettili ritrovati, che sottolineo appartengono tutti a un’unica pistola, è compatibile con un R57 magnum o una revolver. Armi facili da maneggiare, ma davvero molto potenti e precise che possono essere maneggiate da chiunque». In aula anche i datori di Lucio La Pietra e Tony Bacci, considerati i due esecutori materiali dell’omicidio. Entrambi avrebbero confermato che i due imputati il 4 e il 7 agosto del 2022 non si sarebbero presentati al lavoro. Come hanno dimostrato le telecamere e i gps montati sui mezzi entrambi erano in località Acquafredda il 4 agosto per il sopralluogo e il 7 agosto per uccidere il 57enne di Civitavecchia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero