Bramucci è stato ucciso «da una raffica di colpi»

Elisabetta Bacchio e Salvatore Bramucci
Cinque colpi sparati con un’arma piccola, ma potentissima che non hanno dato scampo alla vittima. Omicidio di Salvatore Bramucci, si torna in aula. Ieri prima...

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Cinque colpi sparati con un’arma piccola, ma potentissima che non hanno dato scampo alla vittima. Omicidio di Salvatore Bramucci, si torna in aula. Ieri prima “vera” udienza per i 6 imputati di omicidio volontario, che per la prima volta dopo il delitto si sono ritrovati tutti insieme in un’aula di giustizia. Incontro con sorrisi e sguardi d’intesa anche per le sorelle Elisabetta e Sabrina Bacchio, rispettivamente moglie e cognata della vittima assistite dagli avvocati Walter Pella e Paolo Delle Monache, ritenute mandante e pianificatrice dell’agguato. Ieri mattina a portare la Corte d'Assise sulla scena del crimine il maresciallo Francesco Garofalo del Nucleo investigativo che per primo esaminò l'area. «La mattina del 7 agosto 2022 dopo l'allarme lanciato da alcuni passati al 112 siamo arrivati in località Acquafredda a Soriano nel Cimino, in un quadrivio di strade sterrate la macchina della vittima. La scena del crimine si sviluppa qui ed è l'unica. Avvicinandomi da davanti ho notato sul montante del vetro anteriore in frantumi un foro. Il killer ha sparato qui il primo colpo. Da non meno di un metro e non più di quattro. Il colpo ha oltrepassato il montante e la mano della vittima che probabilmente l'aveva alzata per coprirsi il viso e si è conficcato nel molare spaccando la mandibola. Il pollice della mano destro è stato passato da parte a parte». A un primo colpo di pistola ne seguiranno altri 4 da un'altra angolazione. «Il killer dopo il primo colpo si è avvicinato e ha sparato ancora una rapida successione di colpi. Solo un proiettile è rimasto incastrato nell'auto, nel sedile posteriore, gli altri sono tutti stati trovati dal medico legale durante l'autopsia all'interno del corpo». 

L’agguato avvenuto a poche centinaia di metri dalla casa della vittima sarebbe durato una manciata di minuti, il tempo di tirare cinque colpi di pistola e dileguarsi in fretta. «La vittima era seduta sul lato guidatore, con la testa china sul collo e i pugni chiusi ma non serrati. Solo le gambe puntavano verso sinistra». Salvatore Bramucci quel giorno non ha avuto tempo di fare niente, nemmeno di provare a scendere dall’auto per rifugiarsi. L’agguanto, pianificato a lungo, è stato rapido e letale. Nonostante i carabinieri del Nucleo investigativo, grazie ai reperti ritrovati, siano riusciti a ricostruire la dinamica del delitto arrivando anche a ipotizzare marca e modello dell’arma, la pistola utilizzata non è mai stata trovata. «Il calibro dei proiettili ritrovati, che sottolineo appartengono tutti a un’unica pistola, è compatibile con un R57 magnum o una revolver. Armi facili da maneggiare, ma davvero molto potenti e precise che possono essere maneggiate da chiunque». In aula anche i datori di Lucio La Pietra e Tony Bacci, considerati i due esecutori materiali dell’omicidio. Entrambi avrebbero confermato che i due imputati il 4 e il 7 agosto del 2022 non si sarebbero presentati al lavoro. Come hanno dimostrato le telecamere e i gps montati sui mezzi entrambi erano in località Acquafredda il 4 agosto per il sopralluogo e il 7 agosto per uccidere il 57enne di Civitavecchia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero