Bracciante “ribelle” chiede lo stipendio i datori di lavoro ordinano il pestaggio

Carabinieri
Ordinarono il pestaggio di u bracciante, a processo i titolari di un’azienda agricola di Gallese. I due imputati sono anche accusati di sequestro di persona, lesioni,...

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Ordinarono il pestaggio di u bracciante, a processo i titolari di un’azienda agricola di Gallese. I due imputati sono anche accusati di sequestro di persona, lesioni, sfruttamento del lavoro e violazione delle norme di sicurezza. 

Il 5 giugno 2019 a Vignanello la comunità musulmana stava festeggiando la fine del Ramadan in un locale. Durante la serata un ragazzo pakistano è stato trascinato fuori dalla sala, picchiato selvaggiamente da tre persone e poi caricato su un furgone e portato in aperta campagna. I carabinieri scoprirono l’accaduto solo dopo diversi giorni, quando la vittima si presentò in caserma con un referto di venti giorni di prognosi. «E’ venuto alla stazione di Gallese - ha raccontato la militare - e ha presentato denuncia. Noi abbiamo iniziato le attività e sequestrato il video di un bar vicino che poteva aver ripreso la scena. Quattro mesi dopo i fatti li abbiamo identificati e arrestati». L’aggressione, in base a quanto ricostruito dagli investigatori, sarebbe stata una lezione per un bracciante “indisciplinato” che chiedeva soldi per il lavoro svolto. I picchiatori sono in un altro procedimento, in questo sono presenti solamente i datori che rispondono delle stesse accuse. Il fatto ha portato all’apertura di un terzo procedimento contro un carabiniere che avrebbe assistito al pestaggio ma non avrebbe allertato le forze dell’ordine. 

Ieri mattina davanti al collegio i carabinieri e gli ispettori del lavoro hanno raccontato le condizioni di lavoro e di vita di alcuni dei braccianti. «Durante l’ispezione - hanno spiegato - siamo andati nell’azienda dove c’era solo un rudere, senza acqua e con la corrente elettrica allacciata in maniera molto artigianale. C’era un solo uomo, che stava lavorando con un gregge di pecore. Gli abbiamo chiesto di chiamare il datore di lavoro e ha fatto il numero di uno degli imputati». Gli stessi a cui apparteneva il furgone utilizzato per sequestrare il bracciante la sera della festa del ramadan del 2019. «Durante i controlli - ha spiegato l’ispettore del lavoro - abbiamo scoperto molti problemi sia sulla regolarizzazione che sul lavoro nero». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero