Importò 25 kg di cocaina dalla Spagna, condanna definitiva per un uomo di Bolsena

Cocaina
Importò 25 kg di cocaina dalla Spagna, condanna definitiva per un 55enne residente a Bolsena. Luigi Casaburi, di origine campagna ma da tempo stanziale nella Tuscia,...

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Importò 25 kg di cocaina dalla Spagna, condanna definitiva per un 55enne residente a Bolsena. Luigi Casaburi, di origine campagna ma da tempo stanziale nella Tuscia, dovrà scontare 8 anni di reclusione e pagare 30mila euro di multa. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione rigettando il ricorso presentato dal difensore dell’imputato.

La storia di Casaburi inizia nel lontano 2009 quando incastrato dagli inquirenti per un’altra vicenda finisce per vuotare il sacco sui traffici internazionali di cocaina. Tentando un accordo con il pm e la Direzione investigativa antimafia si autoaccusa di spaccio, importo ed esporto di sostanza stupefacente. 

A conferma delle sue parole molteplici contatti con i fornitori iberici. In totale le partite di cocaina finite nel capo d’accusa sarebbero tre: una da 5 kg, una da 3, 3 e una da 7. Ben 25 kg che Casaburi avrebbero commercializzato. La destinazione della polvere bianca sarebbe stato il mercato campano. La cocaina dalla Spagna viaggiava fino a Bolsena dove poi veniva stoccata e inviata verso il Centro sud d’Italia.

La prima condanna per il 55enne arriva il 29 settembre del 2015. Il collegio del Tribunale di Viterbo gli infligge 8 anni di reclusione e la salatissima multa di 30mila euro. Nonostante la richiesta del pubblico ministero a 4 anni di carcere e 90mila euro di multa. Una sentenza conf rmata il 24 luglio 2020 anche dalla Corte d’Appello di Roma, che non ha modificato nulla. La difesa di Casaburi ha così giocato l’ultima carta a disposizione: la Cassazione.

L’avvocato ha proposto ricorso alla Suprema Corte lamentando un vizio di motivazione in relazione alle specifiche deduzioni e al trattamento sanzionatorio. Secondo la difesa la Corte d Appello avrebbe erroneamente ritenuto non fossero state dedotte censure sulla pena irrogata e che non fosse stata adeguatamente valutata la collaborazione col pm, in virtù della quale erano stati presi accordi precisi.

Per la Cassazione il ricorso presentato è infondato. «Per altro - spiegano i giudici della Suprema Corte - la pena base risulta essere stata determinata in misura prossima al minimo editate e gli aumenti proporzionati alla gravità delle condotte. Per tanto il ricorso è inammissibile». Casaburi non ha altre possibilità. La sentenza sarà presto irrevocabile e con tutta probabilità dovrà tornare in carcere.

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Il Messaggero