Banchi sempre più vuoti nella Tuscia: calano le nascite, il prossimo anno 200 alunni in meno

Banchi sempre più vuoti nella Tuscia: calano le nascite, il prossimo anno 200 alunni in meno
Sempre più banchi vuoti anche nel Viterbese. L’andamento era nell’aria già da tempo, in conseguenza della riduzione delle nascite. Ma adesso ci sono i...

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Sempre più banchi vuoti anche nel Viterbese. L’andamento era nell’aria già da tempo, in conseguenza della riduzione delle nascite. Ma adesso ci sono i dati ufficiali che non confortano affatto. Come nel resto d’Italia, il trend della denatalità che si protrae ormai da anni si percuote sulle iscrizioni a scuola in continuo calo: sono 176 gli alunni in meno che dal prossimo anno scolastico siederanno nelle aule della Tuscia. Se durante l’anno in corso gli alunni totali sono 37.496 il prossimo settembre scenderanno a 37.320 mila. Il calo coinvolge tutti i cicli scolastici tranne uno: nell’infanzia mancheranno 167 alunni; alla primaria 80; alla secondaria di primo grado (che conta il decremento maggiore) 172. In controtendenza solo la secondaria di secondo grado con più 243 studenti: qui gli effetti del calo-bebé si sentiranno nei prossimi anni. È questo il quadro che emerge dall’incontro che nei giorni scorsi Danilo Peroni, il dirigente dell’ufficio X- ambito territoriale di Viterbo, ovvero l’ex provveditore, ha illustrato ai sindacati e rivelati dallo Snals Confsal.

Numeri che sono l’effetto diretto di una provincia che – in linea con quanto accade nel resto del Paese – è sempre più vecchia e registra sempre meno nascita. A inizio anno, infatti, risultavano residenti nella Tuscia in circa 307 mila residenti, con una contrazione rispetto all’anno precedente pari a oltre il 4 per mille. A risentirne è, come logico, soprattutto la fascia d’età più giovane, quella tra i zero e i 14 anni, costituita appunto da quanti frequentano la scuola dell’obbligo: appena l’11,4% del totale dei viterbesi. Il tasso di natalità è sceso lo scorso anno al 5,7, mentre quello di mortalità è stato del 13,8 con un conseguente tasso di crescita negativo del totale della popolazione dell’8,1.

Questa riduzione si riflette per ora in maniera contenuta sul numero dei docenti  riconosciuti dal ministero: i cosiddetti posti in organico calano da 490 a 485 nella scuola dell’infanzia; da 866 a 862 in quella primaria, da 639 a 638 nella secondaria di primo grado e aumentano di tre unità (da 1.068 a 1.071 alle superiori). I posti in meno saranno riassorbiti dai pensionamenti, quindi al momento non ci saranno grosse ripercussioni a livello di organico. Ma i prossimi anni, quando l’onda d’urto della denatalità travolgerà tutti gli ordini, si rischia che le cattedre da ridurre saranno molte di più.

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Il Messaggero