Bancarotta fraudolenta, Maurizio Capoccetti non risponde alle domande del gip

Il tribunale di Roma
Bancarotta fraudolenta, Maurizio Capoccetti non risponde alle domande del gip del Tribunale di Roma. L’imprenditore del caffè made in Tuscia è finito ai...

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Bancarotta fraudolenta, Maurizio Capoccetti non risponde alle domande del gip del Tribunale di Roma. L’imprenditore del caffè made in Tuscia è finito ai domiciliari la settimana scorsa su richiesta della Procura della capitale. L’accusa è di aver pilotato il fallimento e di avere stipulato un contratto di affitto di azienda con l’obiettivo di di arrecare pregiudizio ai creditori. Capoccetti, ieri mattina, si è avvalso della facoltà di non rispondere, in attesa di continuare a studiare le carte.

L’indagine è piuttosto voluminosa, si tratta di 5 faldoni che ripercorrono tutta la vita della sua società dal 1999. L’azienda Macaf trading di Capoccetti ha portato i libri in Tribunale nel 2018 al termine di diverse traversie burocratiche ed economiche. L’imprenditore del caffè è stato amministratore unico della società in questione dal 1999 fino al 2004. E presidente del cda fino al 2011.

Dopo di che sarebbe subentrato Antonio Glorioso, finito anche lui ai domiciliari perché ritenuto prestanome dell’imprenditore viterbese. Un fallimento che ha attirato l’attenzione dei magistrati capitolini che hanno aperto un’inchiesta sulla società. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Capoccetti avrebbe omesso sistematicamente di pagare i tributi dovuti all’erario, imposte, tasse, diritti camerali, contributi previdenziali ed assicurativi, Iva, Ires e Irap, a far data dall’anno 1999 e fino alla data del fallimento, per un importo pari a euro un milione e duecentomila euro.

Evasioni finalizzate a capitalizzare e, secondo la procura di Roma, ideate con meccanismo dallo stesso Capocetti, ritenuto mente di un gruppo criminale. In totale per la bancarotta fraudolenta della Macaf trading sono indagate 4 persone. Oltre all’imprenditore 57enne di Viterbo è finito ai domiciliari Antonio Glorioso, di 52 anni che per l’accusa avrebbe avuto il ruoto di prestanome. Senza misura cautelare invece Antero e Francesco Capoccetti, di 63 e 47 anni.

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Il Messaggero