Banche che chiudono, nel 2023 una nuova accelerazione nei paesi minori del Viterbese

Un bancomat
Il 2023 rischia di imprimere un'accelerazione nella desertificazione bancaria che da oltre un decennio colpisce il Viterbese. Nella Tuscia dal 2008 al 2020 si sono persi 51...

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Il 2023 rischia di imprimere un'accelerazione nella desertificazione bancaria che da oltre un decennio colpisce il Viterbese. Nella Tuscia dal 2008 al 2020 si sono persi 51 sportelli, ovvero il 24,64% del totale di quelli presenti. Nello stesso periodo, circa il 18% dei comuni è rimasto del tutto privo di una banca: Bassano in Teverina, Carbognano, Cellere, Civitella d'Agliano, Gallese, Graffignano, Ischia di Castro, Lubriano, Onano e Vasanello. In alcuni casi, anche lo sportello Atm è stato chiuso.

Lo scorso anno, a questo lungo elenco, si è aggiunta anche Piansano dove però, grazie al pressing della Cisl che ha trovato sponda nel sindaco Roseo Melaragni, almeno l'Atm è stato riattivato. «Dalle informazioni in nostro possesso dice Alessandro Scorsini, segretario della categoria First-Cisl sono almeno 7 gli sportelli che nei prossimi mesi verranno chiusi in diversi comuni della provincia, alcuni dei quali hanno una sola banca presente». Significa che gli istituti spariranno anche in altri centri, oltre a quelli già citati. Per il momento, Scorsini non fa nomi: Stiamo parlando di piani industriali appena presentati e per i quali avvieremo un confronto per ridurre l'impatto delle chiusure», fa sapere.

Molteplici i risvolti delle prossime serrate. Innanzitutto, ci saranno riduzioni di personale senza ricorrere a licenziamenti, grazie ai dipendenti che andranno in pensione e a quelli cuii verrà attivato una sorta di "scivolo" tramite fondi di categoria. Ma la forza lavoro sul territorio diminuirà e questo, per Scorsini, comporterà due rischi. «Il primo afferma il segretario della First è di ordine operativo: la clientela resterà la stessa ma ci saranno meno operatori a gestirla. In questo quadro, le risorse in arrivo col Pnrr saranno più difficili da controllare».

Gli istituti bancari sono uno dei primi argini contro eventuali infiltrazioni malavitose nell'utilizzo sei fondi europei. «Il pericolo continua è che la mole di controlli sarà troppa rispetto al personale a disposizione». Poi, il secondo rischio è quello derivante, per il sindacalist, dalle «frustrazioni dei clienti costretti a percorrere chilometri per recarsi in banca. Frustrazioni che chiarisce spesso vengono scaricate sui colleghi agli sportelli, vittime anche loro delle decisioni prese dall'alto».

Il lavoro del sindacato sarà quello di fare squadra con le istituzioni del territorio per avere un confronto con gli istituti di credito. «Va bene la digitalizzazione ma la Tuscia conclude è un territorio che ha anche difficoltà di connessione alla rete. Non si possono sguarnire tutti questi comuni senza pensare ai contracolpi: faccio appello agli amministratori locali perché ci aiutino».

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Il Messaggero