Bagnoregio e la Capitale italiana della cultura, la città che muore ma non molla: «Ci riproveremo»

Bagnoregio e la Capitale italiana della cultura, la città che muore ma non molla: «Ci riproveremo»
C’è mancato tanto così. E pare che Bagnoregio abbia pure rischiato di vincere, di diventare “Capitale italiana della cultura 2025”. «Ma ci...

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C’è mancato tanto così. E pare che Bagnoregio abbia pure rischiato di vincere, di diventare “Capitale italiana della cultura 2025”. «Ma ci riproveremo», assicura Francesco Bigiotti, amministratore unico di Casa Civita. Mentre il sindaco Luca Profili sfodera un savoir faire decoubertiniano: «Complimenti ad Agrigento». E intanto si va avanti con l’Unesco: lì se ne parla a fine estate.

«È andata così - dice Bigiotti - ma lo immaginavamo. Già essere arrivati tra i primi dieci in Italia è stato un grosso successo, quindi va bene lo stesso. Ha vinto Agrigento, che è una città importante da questo punto di vista. E poi reiterava la candidatura per la quarta volta». Quindi anche Bagnoregio seguirà la stessa strada riprovandoci? «Sicuramente sì».

Anche Profili accetta con classe la sconfitta, che poi guardandola bene è comunque una vittoria. «Essere lì seduti, tra l’altro vicino al sindaco di Agrigento - commenta il sindaco - è stato importante. In corsa c’erano città più grandi, noi eravamo la più piccola. Il Ministero tra l’altro si è impegnato a valorizzare anche gli altri nove progetti. Per noi partecipare e arrivare a costruire un dossier di candidatura era uno step qualitativo ulteriore, rispetto al percorso intrapreso in questi ultimi anni. Siamo contenti, soddisfatti, per noi è un sogno che non si è realizzato ma questo non pregiudica il nostro cammino verso l’idea di paese che abbiamo in mente. Complimenti ad Agrigento».

Pare che la commissione sia stata combattuta e che la città che muore abbia rischiato veramente di imporsi. «Essere tra le finaliste tra 8 mila Comuni ci ha dato visibilità - continua Bigiotti - è un ritorno di immagine importante. E ce lo darà ancora sui media, si parlerà ancora infatti delle dieci finaliste. È motivo di orgoglio e soddisfazione. Siamo molto soddisfatti e contenti: sicuramente 10 anni fa non avremmo mai potuto immaginare di poter essere oggi alla finale». Anche perché la concorrenza non era semplice da battere: oltre ad Agrigento - proclamata vincitrice dal ministro Gennaro Sangiuliano e da tutti i sindaci delle città coinvolte - erano in corsa Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia).

Adesso resta in piedi la candidatura Unesco. Altro giro, altra corsa: «Sappiamo che ci dovrebbe essere l’assemblea in Arabia Saudita - conclude Bigiotti - indicativamente alla fine di settembre». Perché è la città che muore, mica che molla.

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Il Messaggero