Bagnoregio, i volontari "angeli" della Croce rossa che assistono gli anziani in isolamento

L'ospite centenario della rsa di Bagnoregio
“Quella tendina che si sposta e il loro sguardo su di noi. Ci aspettano quando arriviamo, ci accompagnano quando ce ne andiamo. Sono immagini che si imprimono nella mente e...

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“Quella tendina che si sposta e il loro sguardo su di noi. Ci aspettano quando arriviamo, ci accompagnano quando ce ne andiamo. Sono immagini che si imprimono nella mente e che ci portiamo a casa ogni giorno”. Stefano Bizzarri è il presidente della Croce rossa di Bagnoregio. Insieme alla squadra di volontari del paese e ai colleghi del comitato locale di Viterbo, sono loro l’unico ponte con l’esterno per gli ospiti della casa di riposo San Raffaele Arcangelo, dove nei giorni scorsi sono risultati positivi 21 ospiti su 22 e 8 operatrici. E dove 3 anziani non ce l’hanno fatta proprio per colpa del Covid-19.

Presidente, qual è il vostro ruolo all’interno della struttura?

“Stiamo sfruttando l’esperienza pregressa a Villa Noemi (casa di riposo oggetto di un focolaio a Celleno, durante il lockdown, ndr) sia per garantire servizi alle persone all’interno sia per consentire loro di comunicare con l’esterno”.

Qual è la vostra giornata tipo?

“Innanzitutto ci occupiamo di comprare medicinali e beni di prima necessità. Poi, quasi tutti gli ospiti hanno bisogno di ossigeno: ogni giorno prendiamo le bombole esaurite e le portiamo in farmacia per ricaricarle, vanno sempre sanificate in uscita e in entrata”.

Oltre ai bisogni primari, vi occupate di altro?

Siamo il loro collegamento col resto del mondo. Due-tre volte alla settimana entriamo con un paio di tablet così che gli ospiti possano video-chiamare i familiari. Questo rende loro e i parenti molto più tranquilli”.

Come organizzate le chiamate?

“I nonni e le nonne si raccomandano ogni volta di farli parlare soprattutto con i nipoti. Anche i familiari ci contattano lasciando i loro numeri. Cerchiamo di metterci d’accordo in modo da accontentare tutti”.

Un bell’impegno, il vostro.

“Sì, quando entriamo siamo in 4 e ognuno indossa una tuta di biocontenimento. Dobbiamo usare tutte le accortezze necessarie ma gli sguardi degli anziani e le loro parole ci liberano da ogni fatica o preoccupazione. C’è chi si commuove parlando con i nipoti, chi ci ringrazia e chi, come il centenario di Bagnoregio che fa pure le battute”.

Cosa vi dice?

“Quando gli chiediamo come sta, lui replica dicendo che se non ci fossero tutti quei vecchi starebbe meglio. Ma è lui il più anziano. E nonostante tutto ancora ha voglia di ridere”.

E le operatrici?

“Dentro la struttura ci sono pure loro, sono in 8. Inizialmente anche una negativa per solidarietà si è fermata in isolamento. Poi, è diventata positiva. Nel frattempo, un’altra è guarita ma tutte restano con gli ospiti. Ogni sera, prima di andarcene, sanifichiamo la stanza. E ci portiamo a casa quegli sguardi da dietro le finestre che ci chiedono di ritornare il giorno dopo”.

 

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Il Messaggero