Attentati mafiosi in città, si va verso il processo: a dicembre l'udienza preliminare

Attentati mafiosi in città, si va verso il processo: a dicembre l'udienza preliminare
Ndrangheta viterbese, fissata l'udienza preliminare. I 13 indagati, per associazione a delinquere di stampo mafioso, compariranno davanti al gip Emanuela Attura del Tribunale...

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Ndrangheta viterbese, fissata l'udienza preliminare. I 13 indagati, per associazione a delinquere di stampo mafioso, compariranno davanti al gip Emanuela Attura del Tribunale di Roma sabato 21 dicembre.


L'udienza darà il via alla fase preliminare del procedimento e potrebbe essere anche il momento per la richiesta di eventuali riti alternativi. Arriveranno dai carceri di massima sorveglianza Giuseppe Trovato e Ismail Rebeshi, Sokol Dervishi, Gabriele Laezza, Spartak Patozi, Shkelzen Patozi, Gazmir Gurguri, Luigi Forieri, Fouzia Oufir, Martina Guadagno e Pavel Ione. Udienza preliminare anche per gli unici due indagati ai domiciliari, i due imprenditori viterbese Emanuele Erasmi e Manuel Pecci che, secondo l'accusa, avrebbero utilizzato la forza intimidatorie del sodalizio per risolvere questioni professionali.

Il 21 dicembre saranno chiamati a presentarsi anche tutti coloro che hanno subito danni dal sodalizio criminale che ha operato nel capoluogo per quasi due anni. Secondo le testimonianze raccolte le persone offese sono 47, tra questi l'avvocato Roberto Alabiso, Piero Camilli, Roberto Grazini, Claudio ed Enrico Ubertini e rappresentanti delle forze dell'ordine. Ma anche la maggior parte degli imprenditori di Compro oro della città, piccoli criminali che avrebbero pestato i piedi al clan. Trenta, invece, i capi d'accusa contestati ai 13 indagati.

L'operazione Erostrato, che porta dietro le sbarre la maggior parte dei membri del sodalizio criminale, scatta il 25 gennaio 2019. I carabinieri del nucleo investigativo di Viterbo, coordinati dai procuratori della Dda di Roma Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci, arrestano capi e gregari di un'associazione a delinquere autoctona che per quasi due anni ha messo spalle al muro imprenditori e semplici cittadini.

Bersagli di atti vandalici e incendiari a scopo intimidatorio. Un sodalizio criminale, di albanesi e calabresi, cresciuto sotto le mura medievali che in 24 mesi ha collezioni oltre 50 attentati incendiari e intimidatori senza alcun timore di essere fermati dalle forze dell'ordine. Sprezzanti del pericolo hanno provato a dettare legge in città.


L'impianto accusatorio è stato blindato dai giudici del Riesame e della Cassazione che hanno confermato, in ogni parola, quanto detto dai magistrati della Dda: l'associazione che per oltre due anni ha operato nel capoluogo della Tuscia era di stampo mafioso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero