La sua è una storia incredibile. Circa 30 anni fa il suo compagno di allora lo ha volutamente contagiato con il virus dell’Hiv. Ma Raffaele Ciotola, artista oggi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il soggetto è proprio il virus dell’Aids circondato dai globuli bianchi, dipinto su una tela di juta 140x140. Si Chiama "Ingenuità ingannata". Per realizzarla, Ciotola ha utilizzato 24 ml del suo sangue diluito con 100 di olio di papavero, per dare colore al disegno. Ovviamente per la salute non rappresenta alcun pericolo. La vita dell’artista è cambiata con un viaggio a Roma e l’incontro con un ragazzo. «Una passione che arrivava a sconvolgermi – dice Ciotola - facendomi abbandonare lentamente la mia dignità».
Cosa risultata fatale, perché poi quel ragazzo ha trovato il modo di chiedergli una dimostrazione di amore che lo segnerà per sempre. «Ma l’ho perdonato: non l’ho denunciato, non è nel mio modo di essere. Avevo 23 anni, sono finito nelle mani sbagliate non sapendo distinguere il bene dal male e oggi non voglio che questo accada ad altri».
Da qui l’idea di rivolgersi ai giovani attraverso un quadro, nata perché «se allora di Hiv si parlava poco – spiega - oggi non se ne parla più. E loro non si aspettano il rischio. Io sono una vittima della mia ingenuità e ne sto pagando le conseguenze, ma il numero di malati deve fermarsi». Ciotola, originario di Napoli ma residente a Viterbo da molti anni, ha creato il movimento arte contro l’omofobia. Ora ha un compagno da 18 anni.
L’opera, brevettata, è stata realizzata da pochissimo, un mese: «Stiamo contattando alcuni musei per esporla, tra cui il Maxxi e il Macro di Roma, il Mambo a Bologna e il Madre di Napoli». Questo è il suo messaggio: «I giovani devono aprire gli occhi – conclude - non essere ingenui e farsi prendere dal cuore, ma razionali. Oggi a quel ragazzo avrei detto di andare a farci prima le analisi. Questo è amarsi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero