Sviluppo urbano, ammonta a 10 milioni di euro l’importo delle opere pubbliche “sbloccate” a Viterbo e frazioni dalla Regione Lazio su un finanziamento...
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Come riportato nei giorni scorsi dal Messaggero, la giunta Rocca con una delibera approvata a fine marzo ha dato il via libera all’assegnazione dei fondi europei per lo sviluppo (2021-2027) ai cinque comuni capoluogo. Un provvedimento molto atteso sul territorio. Si parla di una torta di 140 milioni di euro.
Ma prima di spendere i fondi, sarà necessario ancora qualche passaggio tra Comuni e Regione. Lo spiega la delibera stessa della Regione e lo conferma l’assessore all’urbanistica di Viterbo Emanuele Aronne, che segue da vicino tutta la pratica.
“A questo punto – spiega – noi dobbiamo fare una nuova delibera di giunta per confermare le opere già previste nella Fase 1 lo scorso luglio e poi mandare tutta la documentazione alla Regione, che a sua volta farà un nuovo atto, ma solo su Viterbo. A quel punto possiamo firmare la convenzione e poi si parte”.
Per i fondi s Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) sono previste clausole ancora più stringenti del Pnrr. I finanziamenti della seconda fase infatti verranno sbloccati sono a determinate condizioni. Nel caso in cui dopo 18 mesi dalla firma della convenzione tra Regione e Comuni non sia stato avviato almeno il 70 per cento del parco progetti ammesso a finanziamento in prima fase, allora non si potrà accedere ai finanziamenti per la fase due. Nel caso specifico di Viterbo, i restanti sette milioni.
Tra i progetti della Fase II ci sono interventi non meno importanti di quelli della Fase I: “lavori di recupero dell’ex cinema Genio con riconversione a centro congressi”, “la ristrutturazione della biblioteca degli Ardenti”, un info point turistico nella ex chiesa di San Giovanni Decollato, “la realizzazione di un parcheggio interrato in viale Raniero Capocci”, “un campo da calcio nel quartiere Santa Barbara”, un centro polivalente a Grotte Santo Stefano, il “recupero e valorizzazione di piazza nazionale a San Martino al Cimino”. Curiosità, c’è anche “un ponte tibetano”: un ponte sospeso tra i borghi di Roccalvecce e Sant’Angelo “per il collegamento e la rigenerazione culturale, socio economica e turistica dei due borghi”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero