Aquilanti, salvi i lavoratori: riaprono 7 filiali, ma gli stipendi arretrati arriveranno entro marzo

Sindacati in piazza per Aquilanti
Un futuro dal sapore dolceamaro quello della Aquilanti. L’azienda del settore idrotermosanitario è salva e manterra il marchio: scongiurato il fallimento grazie...

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Un futuro dal sapore dolceamaro quello della Aquilanti. L’azienda del settore idrotermosanitario è salva e manterra il marchio: scongiurato il fallimento grazie all’ingresso nel capitale sociale della Paolini srl. Già dalla prossima settimana 7 filiali su 10, tra cui quella di Viterbo, riapriranno. Ma resta l’amarezza perché le tre mensilità arretrate verranno corrisposte ai dipendenti non subito, ma in tranche da qui a marzo. È il succo della riunione che si è svolta ieri mattina da remoto tra i sindaci, la proprietà e la Prefettura.

Proprio al Palazzo del Governo si erano rivolti nei giorni scorsi Donatella Ayala (Filcams Cgil), Guido Calà  (Fisascat Cisl) ed Elvira Fatiganti (Uiltucs Uil) per fare chiarezza sulle intenzioni del nuovo consiglio di amministrazione. Alla riunone, l’amministratore delegato Marco Cosimetti ha rassicurato sulle prospettive dell’azienda: tutti i posti di lavoro verranno salvaguardati. Anzi, si è parlato anche di assunzioni tra gli amministrativi. La Aquilanti, che fino a 5 anni fa contava oltre 200 dipendenti, si è ridotta a un quarto della forza lavoro. Complici la crisi e i ritardi nei pagamenti, chi ha trovato un’alternativa se ne è andato: le ultime due defezioni sono state comunicate proprio ieri, a riunione in corso.

Di fatto, la forza lavoro è attualmente ridotta a 52 dipendenti, dei quali 22 a Viterbo. Altre delle 10 filiali sparse in Italia sono rimaste completamente sguarnite. Alcuni lavoratori saranno chiamati a un sacrificio: trasferirsi, temporaneamente o no non è ancora chiaro, in una sede diversa da quella in cui sinora aveva prestato servizio al fine di consentire la ripartenza di tutta la catena. 

Per gli arretrati, il piano aziendale prevede il pagamento del saldo di ottobre il 18 gennaio, quindi novembre sarà corrisposto in due rate a febbraio e dicembre, sempre in due tranche, a marzo. I sindacati e i lavoratori, in estrema difficoltà economica non ricevendo compensi da mesi, si aspettavano tempi più brevi. Lo stato di agitazione sarà comunque probabilmente ritirato, vista la prospettiva lavorativa garantita dalla Paolini.

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Il Messaggero