Appalti truccati al Comune di Acquapendente, fuori le intercettazioni dal processo

Il Tribunale di Viterbo
Appalti truccati al Comune di Acquapendente, fuori le intercettazioni. Colpo di scena in uno dei due processi scaturiti dall’operazione Vox Populi. ...

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Appalti truccati al Comune di Acquapendente, fuori le intercettazioni. Colpo di scena in uno dei due processi scaturiti dall’operazione Vox Populi.

Nel filone bis, quello che vede imputati l’ex sindaco Alberto Bambini, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico del comune Ferrero Friggi, gli imprenditori Marco Bonamici ed Enrico Barberini e l’operaio Giuliano Colonnelli accusati di turbativa d’asta, rivelazione di segreti d’ufficio e corruzione in concorso, non entreranno le comunicazioni captate in fase di indagine dalla polizia giudiziaria. Il collegio - recependo la sentenza delle sezioni unite della Cassazione che prevede che stesse intercettazioni non possano essere utilizzate in più procedimenti - ha tagliato quella che per la difesa è la parte principale del processo. E la parte principale dell’impianto accusatorio della Procura. 

«Siamo molto soddisfatti - ha spiegato l’avvocato della difesa Enrico Valentini - della decisione dei giudici. Era da tempo che sollevavamo la questione». La stessa eccezione era stata presentata anche nel procedimento portante. Ma in quel caso le intercettazione sono state tutte accolte e costituiscono il corpus principale. 
Ma nel procedimento di ieri non se ne parlerà. Entrambi i procedimenti nascono dalle indagini e dalla denuncia presentata nel 2015 da un imprenditore.

Il professionista aprì una finestra su quello che lui considerava «un sistema di affido degli appalti ben collaudato». Quello che scoprono poco dopo gli inquirenti è un presunto sistema illecito con a capo l’imprenditore edile Galli (imputato nel procedimento principale) che con l’appoggio dei funzionari Friggi e Palumbo avrebbe gestito in prima persona la maggior parte degli appalti nel comune dell’Alta Tuscia. Nel sistema figura anche l’altro imprenditore Bonamici, anche lui secondo l’accusa, sarebbe riuscito a pilotare alcune gare d’appalto.

Nel filone bis, che già dalla prossima udienza entrerà nel vivo, i sostituti procuratori titolari dell’inchiesta tenteranno di dimostrare, col solo ausilio dei testimoni, il “disegno criminoso” organizzato dagli imputati.


Secondo l’accusa infatti ad Acquapendente ci sarebbe stata una cordata di imprenditori pronti a versare tangenti, per spartirsi le gare pubbliche indette sul territorio. Finiranno sotto la lente della magistratura la gara per l’affidamento dei lavori di messa in sicurezza della scuola elementare Sant’Agostino per un valore di 790mila euro; il permesso a costruire alla società che ha realizzato il centro commerciale in località Cufaro e la gara per i lavori di asfaltatura nel Comune di Acquapendente del 2015.

Si torna in aula il 15 settembre.

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Il Messaggero