Allarme siccità, gli esperti del Cemer: "Il 2022 uno degli anni peggiori, livelli della Tuscia da zone aride"

Allarme siccità, gli esperti del Cemer: "Il 2022 uno degli anni peggiori, livelli della Tuscia da zone aride"
Un maggio infuocato con temperature superiori alla media di 3-4 gradi. Un giugno con un’ondata di caldo fortissima a fine mese, che ha demolito record mensili perduranti da...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un maggio infuocato con temperature superiori alla media di 3-4 gradi. Un giugno con un’ondata di caldo fortissima a fine mese, che ha demolito record mensili perduranti da decenni su tutto il territorio. Fino ad arrivare a un ottobre con temperature in media superiori di oltre 2 gradi. E a condire il tutto l’aridità.

A fornire un quadro preciso della situazione sono gli specialisti del Cemer, il Centro meteo per l’Etruria e Roma. “La scarsità di piogge – spiegano - più che riguardare l’autunno in quanto tale, è purtroppo una costante dell’ultimo anno e mezzo. Il mese di settembre anzi, almeno per il Viterbese, ha segnato una discontinuità rispetto alla serie siccitosa con quantitativi superiori ai 100-120 millimetri diffusi in numerose località della Tuscia. Ottobre invece è stato secchissimo con soli 16,6mm a Ronciglione (-84mm dalla media) e 11mm a Viterbo (-70mm dalla media)”.

Ma la cosa più preoccupante per gli esperti è tutto il periodo pregresso. “La primavera e l’estate – continuano - sono state piuttosto avare di precipitazioni, determinando fino ai primi temporali di agosto una forte siccità superficiale e media. Molto siccitoso anche l’inverno 2021-22, specie gennaio e febbraio. Nel complesso, il 2022 sta risultando uno degli anni più secchi di sempre. E anche novembre al momento non ha rispettato di certo le aspettative di mese generalmente molto piovoso”.

Entrando nel dettaglio dei dati, al 31 ottobre 2022 a Ronciglione erano caduti soltanto 390mm e a Viterbo 360mm. Per non parlare di Roma dove mediamente al 31 ottobre erano caduti nel 2022 soltanto 200-220mm o persino meno in alcune zone. “Si tratta di valori da luoghi aridi o semi-aridi” assicurano. Il deficit pluviometrico annuale al 31 ottobre nella stazione di Ronciglione è stimabile attorno al 50% rispetto alla media.

Andando ancora a ritroso nel tempo, la situazione non brilla di certo. “Il deficit pluviometrico – aggiungono dal Cemer - perdura ormai dal lontano febbraio 2021. Degli ultimi 21 mesi, ben 17 hanno chiuso sotto media e spesso in modo marcato o estremo. Non siamo ai livelli di altre zone d’Italia come la val Padana e buona parte del nord, ma la situazione sta diventando preoccupante”.

Le ripercussioni non tarderanno a farsi sentire, se il trend non si invertirà. “A livello idrico di certo se la situazione pluviometrica non si sblocca le conseguenze possono essere gravi in termini di tenuta delle falde e quindi dei pozzi privati e pubblici. C’è assolutamente da sperare – sottolineano - in un tardo autunno, inverno e primavera almeno moderatamente piovosi per recuperare il grave deficit idrico. In caso contrario la prossima estate la situazione potrebbe essere davvero allarmante anche per le conseguenze sulla vegetazione”.

Difficile, ora, dire che inverno ci aspetta. “Le previsioni di lungo termine sono ad oggi strumenti poco affidabili e in sperimentazione. Al momento – rimarcano - le cosiddette proiezioni stagionali per l’inverno paiono troppo contraddittorie per provare anche soltanto a tracciare una tendenza”. E dal Cemer smontano pure gli entusiasmi per le alte temperature che sinora hanno consentito di non ricorrere al riscaldamento, con susseguente contenimento delle bollette. “Se è vero che la crisi energetica lascerebbe sperare in un inverno mite e soleggiato, tuttavia non bisogna dimenticare in primo luogo l’importanza cruciale del ritorno delle piogge per l’approvvigionamento idrico e per la vegetazione. Inoltre, va rimarcata la rilevanza del giusto alternarsi delle stagioni per gli equilibri della natura. È noto – concludono - che inverni troppo miti sono deleteri per l’agricoltura perché l’assenza di gelate e di periodi freddi anche brevi fa prosperare i parassiti delle piante. C’è insomma da sperare in una stagione il più possibile equilibrata e senza particolari eccessi in un senso o nell’altro”.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero