Coprivano i sensori dell'allarme di sale slot e bingo, a Viterbo e in altre parti d'Italia, affinché l'impianto sembrasse sì in funzione, ma senza...
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Oggi quei sette sono avanti al collegio dei giudici (presidente Rita Cialoni, Giacomo Autizi e Giovanni Pintimalli a latere), imputati dei reati di associazione a delinquere e furto. Il funzionario di polizia, in aula, ha ricostruito la genesi dell'indagine: un colpo al punto Snai di via della Palazzina, con un bottino di 13 mila euro. «Un furto strano, perché le porte non erano state forzate e perché dalle immagini del sistema di sorveglianza si vedevano tre persone che, nel pomeriggio precedente, applicavano qualcosa sui sensori dell'allarme». Si trattava di mascherine di plastica trasparenti, e invisibili.
Due giorni dopo, con le stesse modalità, un altro furto al Bingo: stavolta furono portati via 150mila euro. Dal controllo delle cellule telefoniche, notammo delle chiamate, effettuate dalle stesse utenze e dall'interno dei locali. Che risultarono attivi anche in precedenti tentativi di furto ad Alessandria e a Roma. Grazie ad intercettazioni e pedinamenti, Squadra mobile e carabinieri colgono in flagranza cinque dei sette della banda: stavano per colpire in un bar di Acilia, periferia di Roma. Uno di loro fu trovato già nascosto all'interno, dietro una serranda.
Il processo continua il 7 novembre.
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Il Messaggero