Agricoltura in crisi: piattaforma in sei punti a prefetto e politica. «E dateci una risposta»

Agricoltura in crisi: piattaforma in sei punti a prefetto e politica. «E dateci una risposta»
Un programma in sei punti «da affrontare con la massima rapidità ed efficienza» e la richiesta di un tavolo di confronto tecnico istituzionale permanente aperto...

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Un programma in sei punti «da affrontare con la massima rapidità ed efficienza» e la richiesta di un tavolo di confronto tecnico istituzionale permanente aperto «che si configurerebbe come una cabina di regia unica, a livello provinciale, funzionale anche alle iniziative da intraprendere». È questo, «nella speranza di avere stavolta una risposta», il contenuto della lettera che in quest’ultimo fine settimana allevatori, agricoltori e conto-terzisti hanno inviato al prefetto Giovanni Bruno. E non solo.

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Nella platea dei destinatari infatti figurano le tre maggiori organizzazioni di rappresentanza della categoria (Confagricoltura, Cai e Coldiretti), esponenti delle istituzioni e della politica ad ogni livello: dal consigliere regionale del Partito democratico, Enrico Panunzi, al senatore della Lega, Umberto Fusco, fino al direttore generale Asl, Daniela Donetti. Nel documento, che porta le firme dell’avvocato Angela Ricci, di Daniele Romagnoli, Marco Marini e Giampaolo Maurini - organizzatori della manifestazione autonoma dello scorso 24 marzo a Viterbo - viene evidenziato lo «stato emergenziale» che le imprese stanno affrontando e il destino al quale il territorio sta andando incontro.

«L’agricoltura nel Viterbese svolge un ruolo decisivo e determinante in termini di fatturato, salvaguardia del territorio e occupazione – spiegano - e l’eventuale crollo di questo settore, allo stato attuale tutt’altro che improbabile, avrebbe ripercussioni tragiche sul tessuto economico e sociale dell’intera provincia». Le richieste delle aziende agricole, che nella Tuscia rappresentano un terzo della forza imprenditoriale, vanno da nuovi interventi diretti a calmierare ancore i prezzi di carburanti ed energia «perché quanto fatto finora non basta», alla rinegoziazione dei debiti delle aziende fino a 25 anni.

E ancora: «Si dovrebbero semplificare le procedure all’impiego delle risorse a valere sul Pnrr, oltre a stabilire l’aumento di 10 centesimi del prezzo del latte. Alla Regione Lazio, poi, chiediamo l’attivazione delle procedura finalizzata allo stato di calamità naturale a causa della prolungata e drammatica situazione di siccità/gelate».

Il fronte mette subito le cose in chiaro: «Se non dovessimo essere ascoltati, siamo pronti a passare a livello successivo – spiega Ricci -: siamo in contatto con gli altri centri agricoli della provincia, a cominciare da Tarquinia, e pronti a portare le nostre richieste a Roma».

 

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Il Messaggero