Acquapendente, scandalo elisuperficie un miraggio la pista per l'elicottero 118

Acquapendente, scandalo elisuperficie un miraggio la pista per l'elicottero 118
VITERBO - La pista per l’elisoccorso ad Acquapendente? Come un miraggio. Tanto è importante salvare vite umane in quella zona del Viterbese così lontana dal capoluogo e da...

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VITERBO - La pista per l’elisoccorso ad Acquapendente? Come un miraggio. Tanto è importante salvare vite umane in quella zona del Viterbese così lontana dal capoluogo e da Roma, che le istituzioni locali e regionali si sono permesse il lusso di lasciare scadere i termini di un preventivo fornito mesi fa dall’Enel per la rimozione dei tralicci che impediscono da più di due anni il collaudo della piazzola.




IL PASTICCIACCIO

Una pasticciaccio in cui la politica come al solito ci ha messo lo zampino. Fino a fare lo sgambetto. Era il 2010 quando la governatrice del Lazio, Renata Polverini, presentò la pista per l’elicottero del 118 come panacea di tutti i mali in vista della chiusura dell’ospedale aquesiano. Via ai lavori su un terreno comunale. Nessuno, tra amministratori, progettisti, collaudatori si accorse della vicinanza di quei tralicci così pericolosi per le aliambulanze in atterraggio e decollo. E l’Enac non ha rilasciato il nullaosta. La pista doveva essere pronta nel settembre 2011.



Tutto si è bloccato, mentre è continuato il braccio di ferro per tenere in vita l’ospedale. Bisogna interrare i tralicci, ma spetta all’Enel. L’altra settimana un incontro a palazzo del Governo, in cui la prefettura scopre che gli enti hanno lasciato scadere il preventivo e che si dovrà ricominciare da capo. Non basta. L’Enel vuole soldi in anticipo e visto i tempi di pagamento della Regione ai fornitori (anche due anni), l’attesa per la pista dell’elisoccorso ad Acquapendente rischia di diventare infinita. Alla faccia dei malati.



CENTRALE OPERATIVA


Intanto, sul fronte 118, resta aperta la battaglia per impedire il trasferimento della centrale operativa di Viterbo a Rieti. «È necessario ogni sforzo da parte aziendale e politico per mantenere a Viterbo l’attuale centrale operativa - afferma Mario Malerba, Cisl -. Vanno trovate soluzioni alternative. Ribadisco anche che le attuali carenze di organico in punti nevralgici quali il Pronto Soccorso di Belcolle potrebbero essere risolti se la Regione restituisse il personale dell’Ares all’Asl. Ciò consentirebbe di avere a disposizione numeri maggiori di unità e compensare carichi di lavoro squilibrati nell’emergenza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero