A Vallerano tornano alla luce affreschi del X-XI secoli della Grotta del SS. Salvatore

Vallerano, Grotta del SS. Salvatore
Al centro della parete a Nord, la Madonna con in braccio il Bambino. Alla sua sinistra santa Agnese e santa Sofia; alla sua destra, santa Lucia con i santi Benedetto, Mauro e...

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Al centro della parete a Nord, la Madonna con in braccio il Bambino. Alla sua sinistra santa Agnese e santa Sofia; alla sua destra, santa Lucia con i santi Benedetto, Mauro e Placido. Nella parete parziale ad Ovest, invece, è leggibile la scena dell’Eucarestia con Gesù che porge il calice a Pietro.

Sono le immagini che risaltano dai rari affreschi - il cui restauro è stato eseguito dalla restauratrice Francesca Piccioni - in stile bizantino, presumibilmente ascrivibili al X-XI secolo d.C., tornati alla luce a Vallerano nel corso dei lavori di messa in sicurezza e di risanamento della rupe e delle grotte del Santissimo Salvatore.

«L’intervento – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Luca Poleggi – è stato finanziato dalla Regione Lazio per un importo di 200mila euro, e ha risolto un problema annoso legato alla pubblica incolumità e al rischio di crolli». Le fonti rivelano che dall’Ottocento si è avuta conoscenza dell’esistenza della Grotta, utilizzata come eremo e luogo di culto benedettino rupestre nella campagna del centro dei Cimini, in località di ‘Pantaniccio’.

«Il progetto ideato e diretto dall’architetto Enea Franchi – chiosa il sindaco di Vallerano Adelio Gregori – attraverso dei lavori vasti e complessi, ha consentito di risanare il versante della rupe che ospita l’eremo e di eliminare le condizioni di instabilità presenti nell’area, contenendo i fenomeni di dissesto idrogeologico potenziali e in atto».

Risanata e riqualificata l’area, ora il Comune è orientato a «proteggere – afferma la consigliera delegata alla Cultura Lidia Gregori - conservare e promuovere questo incredibile sito archeologico. Per questo abbiamo già iscritto in bilancio una somma dedicata alla manutenzione delle grotte. Non solo: nel contempo abbiamo messo mano a un progetto per ottenere finanziamenti che possano assicurare all’eremo ulteriori interventi finalizzati a garantirne la più ampia fruizione».

«Fruizione – conclude Poleggi - resa possibile dai lavori eseguiti con metodologie di intervento, basate sull’adozione di tecniche con basso impatto ambientale, tra le quali quelle proprie dell’ingegneria naturalistica.  Oltre al consolidamento e al ripristino in completa sicurezza dei luoghi, è stato creato un percorso di accesso all’eremo per turisti e appassionati, mantenendo lo stato originario nel rispetto della continuità e della valenza visiva ai fini paesistico-ambientali».

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Il Messaggero