A processo per aver fornito droga a ragazza suicida, ma mancano le prove: scagionato da ogni accusa

Un'aula di Tribunale
Nessun spaccio a minori. Esce completamente assolto il giovane di Civitella d’Agliano finito a processo con l’accusa  ...

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Nessun spaccio a minori. Esce completamente assolto il giovane di Civitella d’Agliano finito a processo con l’accusa 


di aver fornito droga a una 17enne che poche ore dopo si lanciò dalla finestra di un palazzo romano. L’imputato, assistito dall’avvocato Marco Valerio Mazzatosta, è stato assolto da tutte le accuse con formula piena. «La droga - ha affermato il difensore durante la discussione - era solo la famosa “droga parlata“. Nessun sequestro corrispondeva ai messaggi finiti davanti agli investigatori. E soprattutto il collegamento con la ragazza morta suicida non è stato provato. La perizia sul telefono non ha individuato a chi corrispondeva effettivamente l’utenza». Il 14 febbraio del 2017 Laura Chirica, 17enne di Orvieto precipitò dal settimo piano di un palazzo di via Agrigento a Roma. Morì il giorno dopo all’ospedale Umberto I. La morte della giovane, nonostante le istanze dei familiari che avrebbero voluto fare più luce sul decesso, fu archiviata come suicidio. A scoprire il legame tra la 17enne e il giovane imputato fu il telefonino di quest’ultimo in cui erano registrate alcune chat tra i due. Chat che hanno aperto le indagini per spaccio a minori. Da quanto ricostruito dagli inquirenti dopo aver letto lo scambio di messaggio l’imputato poco prima della tragedia avrebbe dato alla ragazza hashish in cambio di 750 euro. Ma nessuno ha mai trovato lo stupefacente. E a nessuno è stato affidato il compito di identificare chi si celasse dietro il nick name “scemotta”. Nomignolo che compare nel telefono e da cui partono diversi sms. I messaggi tra i due sarebbero iniziati il 19 dicembre 2016 e si sarebbero interrotti la mattina del 14 febbraio. Giorno della tragedia. La pubblico ministero Chiara Capezzuto, al termine della discussione di ieri mattina, ha chiesto 2 anni di reclusione per l’imputato e 6mila euro di multa. Il collegio del Tribunale di Viterbo, dopo aver esaminato tutte le prove, ha scagionato il giovane da tutte le accuse, assolvendolo per non aver commesso il fatto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero