Un Piano Nazionale per le malattie cardio e cerebrovascolari

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Un Piano Nazionale per le malattie cardio e cerebrovascolari: questa la richiesta unanime di clinici, associazioni di pazienti esperti e Istituzioni Dal Documento di Meridiano Cardio: 6 ambiti di intervento e 26 linee di azione per migliorare la gestione dei pazienti cardio e cerebrovascolari Roma, 24 novembre 2021. 880.000 nuove diagnosi ogni anno per un totale di oltre 9 milioni di persone che oggi convivono con una patologia cardio-cerebrovascolare, con ricoveri annuali che raggiungono i 900.000 e un burden economico stimato intorno ai 22-24 miliardi di euro considerando i costi diretti e indiretti legati alla spesa sociale, alla perdita di produttività e quelli a carico dei caregiver. Questa la fotografia delle patologie cardio-cerebrovascolari in Italia, ancora oggi prima causa di morte e seconda di disabilità (responsabili rispettivamente del 35% dei decessi e del 17,4% degli anni vissuti con disabilità – DALY), vera e propria priorità di sanità pubblica, destinata ad intensificarsi con l’invecchiamento demografico. Questi numeri hanno fatto da cornice all’evento “Verso un Piano Nazionale Cardio-Cerebrovascolare – Se non ora quando?” promosso dall’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio e cerebrovascolari in collaborazione con The European House-Ambrosetti e tenutosi presso la Sala Salvadori di Montecitorio. L’evento rappresenta la prosecuzione della Conferenza Stampa dello scorso luglio, organizzata dal riattivato Intergruppo Parlamentare, in cui era stata avanzata al Ministero della Salute la richiesta di istituire un Tavolo Ministero-Regioni-Parlamento per la realizzazione di un Piano Nazionale per queste patologie. Le malattie cardio e cerebrovascolari richiedono trattamenti a lungo termine e ripetuti controlli nel tempo e la non osservanza delle raccomandazioni ha profonde conseguenze sulla incidenza di complicanze che potrebbero essere prevenute. “L’aderenza terapeutica, che può essere definita come il grado con cui il paziente segue le raccomandazioni del medico riguardanti dosi, tempi e frequenza dell’assunzione di una terapia, la conduzione di una vita “sana” e l’effettuazione di esami e visite di controllo nei tempi indicati dal medico, oltre agli impatti sulla salute ha ripercussioni significative anche sulla sostenibilità del SSN”, ha ripreso Pasquale Perrone Filardi, Responsabile PI di Cardiomiopatie e ipertensione polmonare dell’AOU Federico II di Napoli e Presidente eletto della SIC. “La letteratura scientifica evidenzia come tra il minore e il maggiore livello di aderenza si osserva una riduzione del 38% dei costi nei pazienti affetti da ipercolesterolemia e del 25% nei pazienti affetti da ipertensione, che compensa ampiamente l’aumento dei costi dovuti al maggior consumo dei farmaci o al consumo di farmaci più costosi. Dobbiamo inoltre ricordare come la pandemia da COVID19 ha anche acuito il problema della non aderenza, come testimoniato dalla diminuzione intorno al 10% della dispensazione di numerose classi di farmaci per la cura delle patologie croniche”.

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Il Messaggero