Roma, l’altra beffa dei nuovi bus Atac: già pagati ma fermi

Mentre a Roma alle quattro di pomeriggio, col termometro oltre i 33 gradi e i condizionatori dei bus sfasciati, circolano poco più di 500 mezzi (Atac ne dovrebbe garantire...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Mentre a Roma alle quattro di pomeriggio, col termometro oltre i 33 gradi e i condizionatori dei bus sfasciati, circolano poco più di 500 mezzi (Atac ne dovrebbe garantire almeno 1.170), in un garage di Bologna 50 navette fresche di fabbrica aspettano da settimane di prendere la volta della Capitale. Ferme, inutilizzate. Le ha comprate il Campidoglio un anno fa, ma la giunta di Virginia Raggi litiga con i vertici della municipalizzata - nominati sempre dai 5 Stelle – sui costi di cessione. Gratis, ha chiesto l’azienda guidata dal presidente e ad Paolo Simioni; a caro prezzo, circa 4 milioni l’anno, secondo il Comune. Che nonostante gli screzi, ha cercato lo strappo, votando in giunta la settimana scorsa una delibera che parla di «usufrutto a titolo oneroso». L’ennesima gaffe, però, perché stavolta a bloccare l’operazione sono stati i commissari di Atac nominati dal Tribunale fallimentare. Il concetto recapitato a Virginia Raggi e assessori è sostanzialmente questo: nel piano di concordato che dovrebbe traghettare il colosso dei trasporti romani fuori dalla crisi si parla di «autobus concessi in comodato gratuito o usufrutto». Insomma, di uno scambio oneroso non c’è traccia. Quindi tocca mantenersi su quei binari, altrimenti la strategia per risanare la più grande partecipata d’Italia del settore rischia di deragliare. Una beffa, considerato che proprio la settimana scorsa il percorso del concordato è arrivato all’ultimo tornante, con la sentenza di omologa che ha avallato il piano di Simioni.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero