Permanenza nello spazio, è record per il cosmonauta russo Kononenko

Il cosmonauta russo Oleg Kononenko ha stabilito un nuovo record di tempo trascorso nello spazio, raggiungendo 878 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, superando...

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Il cosmonauta russo Oleg Kononenko ha stabilito un nuovo record di tempo trascorso nello spazio, raggiungendo 878 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, superando il precedente record di Gennady Padalka. Kononenko è destinato a incrementare ulteriormente questo record, con una permanenza prevista sulla ISS fino a settembre 2024, superando così i 1.100 giorni in orbita. Ha iniziato la sua carriera spaziale l'8 aprile 2008 e da allora ha partecipato a 5 missioni di lunga durata, con l'ultima iniziata a settembre 2023, prevista per la durata di un anno.

Record nello spazio, la gioia di Kononenko

«Sono orgoglioso di tutti i miei successi - ha detto - ma sono ancora più orgoglioso del fatto che il record per la durata totale della permanenza umana nello spazio sia ancora detenuto da un cosmonauta russo». Prima di lui a detenere il record di permanenza era appunto Padalka con 878 giorni, 11 ore, 29 minuti e 48 secondi nel corso di cinque missioni tra il 1998 e il 2015. Come russo era anche Valeri Polyakov, che tra il 1994 e il 1995 trascorse consecutivamente 437 giorni e 18 ore a bordo della stazione spaziale Mir, la più lunga missione di sempre. Lunghe permanenze in orbita, in ambiente di microgravità, hanno pesanti effetti sul corpo umano in quanto la mancanza di peso porta a una diversa distribuzione dei liquidi interni e si è esposti a un maggior numero di radiazioni. Inoltre, si stima che nonostante i quotidiani esercizi fisici in una sorta di palestra la densità ossea si riduca di circa 1% ogni mese e servono mesi se non anni affinché il corpo recuperi dalle lunghe missioni spaziali. Alle problematiche fisiche possono inoltre aggiungersi anche quelle psicologiche, dovute alla lontananza dalla famiglia o le limitazioni di movimento, «ma non mi sento privato di qualcosa o isolato - ha aggiunto Kononenko - è solo quando torno a casa che mi rendo conto che per centinaia di giorni in mia assenza i bambini sono cresciuti senza il papà».
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Il Messaggero