'Ndrangheta, ucciso davanti a figlio di 6 anni: killer arrestato, il video choc dell'agguato

È stato ucciso in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona (VV) l'1 marzo 2011 con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio di sei...

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È stato ucciso in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona (VV) l'1 marzo 2011 con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio di sei anni, miracolosamente scampato all’agguato. I carabinieri hanno identificato chi sparò e uccise Carmelo Polito. Un omicidio immortalato dalle telecamere di videosorveglianza installate in una vicina officina meccanica. È da qui che i militari del Nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo sono partiti per ricostruire l’agguato compiuto da due uomini che indossavano un passamontagna e che avevano colpito la vittima alle spalle mentre stava passeggiando con il figlio su corso Italia. Secondo l’accusa a sparare è stato Francesco Pannace, 32 anni. A incastrarlo un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma.


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Adesso, i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, al termine di indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro, hanno arrestato il presunto autore dell'omicidio di Carmelo Polito, ucciso il primo marzo 2011 a San Gregorio d'Ippona. Si tratta di Francesco Pannace, 32 anni, già detenuto perché coinvolto in un altro omicidio, quello di Giuseppe Prostamo: ad incastrarlo è stata un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a quello che è ritenuto esponente di spicco dell’articolazione di ‘ndrangheta di San Gregorio.

Prostamo era infatti l’autista del boss e l’effettivo utilizzatore dell’auto e qualche mese dopo l’omicidio di Polito, conversando in auto con un giovane del posto si è fatto sfuggire una frase emblematica per le indagini: «Ma hai saputo che mi hanno inculato no?… perché ho ammazzato questo figlio di puttana». All’affermazione, il suo interlocutore chiedeva: «Chi Polito?» e lui rispondeva: «Era pazzo! E così via? per te, per me e per gli altri».
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Il Messaggero