Nessuno, meglio di Paola Cortellesi, incarna la parità di genere. Almeno nel cinema. L’attrice romana, 45 anni e una figlia di sei, Laura, è attualmente...
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È cambiato qualcosa da quella sua esibizione irresistibile che ha suscitato tante risate amare?
«Non mi sembra. Il monologo di Bartezzaghi denunciava, sia pure in forma esilarante, un problema culturale grave, antico e non ancora superato: la discriminazione di genere che passa anche attraverso il linguaggio. Ma le parole non vanno sottovalutate, soprattutto nell’era dei social».
Perché, secondo lei?
«Perché traducono un pensiero sessista che spesso sfocia nell’aggressività fisica. Per questo le nefandezze verbali postate sul web andrebbero punite con la massima severità. Chi insulta una donna a parole legittima le discriminazioni, addirittura la violenza».
A proposito di discriminazioni, per lei è stato difficile imporsi in un cinema che ha sempre privilegiato i mattatori?
«All’inizio tutti pensavano che una protagonista femminile non avrebbe interessato nessuno, poi gli incassi hanno dimostrato il contrario. E io continuo, anche come sceneggiatrice e presto come regista, a raccontare storie di donne che pur non essendo ricche o famose rispecchiano la realtà. Anche una casalinga, come mia nonna che ha cresciuto 4 figli, è una supereroina, altro che Wonder Woman». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero