Michele Placido: «Monica Vitti era un'icona. La Piovra? Non l'ho mai vista»

«Il Festival di Ventotene è un festival che ha una particolarità: di rendere protagoniste le donne». Michele Placido ha ricevuto il premio Vento...

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«Il Festival di Ventotene è un festival che ha una particolarità: di rendere protagoniste le donne». Michele Placido ha ricevuto il premio Vento d’Europa al Ventotene Film Festival 2022, un riconoscimento sotto l’alto patronato del Parlamento europeo nell’isola dove sono state gettate le basi dell’Unione Europea con il Manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi del 1944.

Omaggio a Monica Vitti 

Nella 27esima edizione della rassegna cinematografica più longeva delle isole minori italiane, un particolare omaggio a Monica Vitti, scomparsa lo scorso 2 febbraio. Qual è il ricordo che ti lega di più con Monica Vitti? «Al di là del film in cui abbiamo recitato insieme (ndr, Teresa la ladra), il ricordo più importante con lei è quando chiamò me e Stefano Satta Flores a mangiare solo un’insalata di pomodori. E disse: “Un goccio d’olio e una fettina di pane. Basta ragazzi. Nei momenti di pausa non bisogna mangiare troppo”». Che tipo di persona era? Stupenda. Al momento del ciak cambiava totalmente. Era capace di essere l’icona di Antonioni, ma anche tra le principali interpreti della commedia italiana. È stato regista di 150 film. Da quale intuizione nascono? Soprattutto da esperienze teatrali e letterarie. Da Shakespeare a Ibsen a Pirandello. Anche con Romanzo Criminale ho cercato l’uomo, come diceva Diogene. A me interessano i caratteri delle persone. Poi da lì si può costruire una storia.

Quale rapporto ha con la televisione, lei che ha avuto un successo internazionale con La Piovra? «La Piovra non l’ho mai vista, solo la prima puntata. Non è una forma di snobismo. Faccio 150 repliche teatrali all’anno, non ho tempo di vedere i telegiornali. Leggo i giornali, quello sì, come il Messaggero. La televisione, invece, non la guardo. Un buon libro è meglio. Come diceva Orson Welles: “Leggete le biografie”. Si apprende di più».

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Il Messaggero