Matteo Messina Denaro, il falso nome e il tumore: un anno fa l'operazione, in clinica per cicli di chemioterapia

Si faceva chiamare Andrea Bonafede, nato il 23 ottobre del 1963. Era questo il falso nome con cui Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra, latitante da 30 anni, da un anno si...

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Si faceva chiamare Andrea Bonafede, nato il 23 ottobre del 1963. Era questo il falso nome con cui Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra, latitante da 30 anni, da un anno si sottoponeva «a terapie nella clinica Maddalena», come riferisce il comandante del Ros dei carabinieri Pasquale Angelosanto dopo l' arresto del boss compiuto dagli uomini del raggruppamento speciale assieme a quelli del Gis e dei comandi territoriali.  Era in cura per un tumore. Questa mattina si è recato nella struttura di via san Lorenzo per un day hospital. Matteo Messina Denaro non ha opposto resistenza durante l' arresto. È quanto si apprende da fonti investigative. I Ros hanno dispiegato un ingente numero di forze per mettere in sicurezza la clinica a Palermo dove l'uomo è stato arrestato la scorsa notte.

La malattia

Messina Denaro faceva periodicamente controlli in quella clinica da oltre un anno. Il boss Matteo Messina Denaro era andato alla clinica Maddalena per sottoporsi a una seduta di chemioterapia. Aveva già fatto il tampone e aspettava gli altri esami prima di sottoporsi alla chemio. Il boss mafioso era stato operato nel 2021 per alcune metastasi al fegato. Un percorso clinico che era cominciato quando al capomafia era stato diagnosticato un cancro al colon. Sarebbe stato operato nell'ospedale Abele Ajello di Marsala. Da allora si era sottoposto a cicli di chemio e visite fino alla scoperta del tumore al fegato. Dopo l'operazione alla Maddalena si sarebbe sottoposto a cicli di chemio una volta ogni sei mesi.

Tracce del boss superlatitante risalenti al gennaio del 1994, lo collocavano anche a Spagna, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto, presso una nota clinica oftalmica, ad un intervento chirurgico alla retina. Ma non solo: avrebbe accusato - sempre secondo risultanze investigative di alcuni anni fa- una insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe dovuto ricorrere a dialisi. Per non rischiare l'arresto durante gli spostamenti per le cure ed i trattamenti clinici, il boss avrebbe installato nel suo rifugio le apparecchiature per la dialisi. 

Gli applausi nella clinica

«Bravi, bravi!». Urla di incoraggiamento e applausi nei confronti dei carabinieri del Ros, da parte di decine di pazienti e loro familiari, hanno accompagnato l'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro. Il boss è stato trasferito dai carabinieri in una caserma.

 

Insieme a Matteo Messina è stato arrestato anche Giovanni Luppino (come si vede nel video), di Campobello di Mazara, accusato di favoreggiamento. Avrebbe accompagnato il boss alla clinica per le terapie.

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Il Messaggero