Madonna del Parto, il capolavoro del Rinascimento salvato dai batteri: un metodo sperimentale che rispetta materiali e ambiente

di Laura Larcan                      Il candore lattiginoso del marmo di...

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di Laura Larcan                     

Il candore lattiginoso del marmo di Carrara è tornato splendente. La dolcezza del volto è cristallina, i gesti morbidi delle mani, simbolo di una maternità antica, appaiono più espliciti. Eccola la Madonna del Parto, capolavoro di Jacopo Sansovino, maestro dell'epopea rinascimentale, che nel 1521 firma questa scultura orchestrando le lezioni moderne di Michelangelo e Raffaello. Risplende quasi di luce propria, è il caso di dirlo, nella chiesa di Sant'Agostino a Roma, lo scrigno domenicano di capolavori assoluti dell'arte. A pochi metri la Madonna dei pellegrini del Caravaggio che stupisce e commuove ogni volta che si posano gli occhi su di lei. Così come il profeta Isaia di Raffaello. È qui che si è concluso un lungo, complesso cantiere di restauro promosso dalla Soprintendenza speciale di Roma. Con il sostegno strategico di Intesa Sanpaolo. Sei mesi di lavori e tecniche non convenzionali, sotto la guida della restauratrice Anna Borzomati, in cui sono stati utilizzati i batteri. "Batteri buoni, non patogeni, di origini ambientali, coltivati nei laboratori dell'Enea Casaccia", spiega la soprintendente Daniela Porro. Un metodo sperimentale all'insegna della biologia sempre più utilizzato nel campo del restauro per marmi e affreschi. Un sistema rispettoso dei materiali, dell'ambiente e degli stessi operatori (perché elimina qualsiasi emissione tossica) che ha permesso di rimuovere depositi stratigrafici secolari, quasi incancreniti, di oli, polveri, resine e cere. Le macchie e le patine diffuse sull'incarnato della Madonna e di Gesù, che ne opprimevano la bellezza, sono state così rimosse. Una conservazione, quella del gruppo scultoreo incastonato in una nicchia tabernacolo, che ha "sofferto" la secolare devozione popolare, iniziata negli anni '20 dell'800.

Servizio Laura Larcan. Video Gabrielli/Ag.Toiati

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Il Messaggero