OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Luca Ravenna fa tappa anche al Messaggero dove in sala tv trova il tutto esaurito, tra cameraman e chi scrive: è abituato ai sold out. Il nuovo spettacolo che gira l'Italia da mesi "Red Sox" fa tappa a Roma, dove ormai (zona Esquilino, zona di premi Oscar o aspiranti tali) vive "da metà della mia vita da milanese doc". Tre serate all'Auditorium della Conciliazione (23, 24 e 25 novembre, poi una ripresa ad aprile per chi è rimasto fuori).
L'Interrogazione parte dalla domanda che lui previene con una eloquentissima felpa: maglia azzurra, B rossa come quella della leggendaria squadra del Boston Red Sox (i calzini rossi). "Un viaggio negli States, la soddisfazione di portare la mia stand up a New York, nei locali dove questa comicità da uno contro tutti è nata. Poi il passaggio a Boston, dove il mito della squadra bella, fortissima, leggendaria e sfortunata mi ha preso. E convinto a dare il nome allo spettacolo, che col nome c'entra poco come nella mia tradizione".
Luca ha studiato sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia: "Quegli studi mi hanno insegnato a strutturare gli show di stand up, potrà sembrare strano, ma mi ha dato l'ordine mentale di mettere battute e tempi in sequenza".
Nel giro del mondo della rubrica del mappamondo, Luca si ferma in Normandia: "Ho visto l'annuncio di vendita di un castello pazzesco: 3,6 milioni di euro. Un sogno, anche se io sono un metropolitano seriale. A Milano o Roma posso vivere perché senza un po' di rumore del traffico o confusione io non dormo la notte".
Un podcast che ha aperto una strada alla comicità in streamign, Cachemire, con l'amico e sodale Edoardo Ferrario. "Sono stati tre anni di studio e live show bellissimi. Se torneremo al microfono? Se succederà, sarà un Cachemire molto diverso. Intanto siamo contenti di vedere il successo di Tintoria di Rapone e Tinti che hanno cominciato con noi".
Il passaggio a Lol rapidissimo: "Ho riso per pudore e sono stato eliminato: avevo del cibo in bocca e non volevo sputarlo in faccia a Pintus per scatenare la risata. Così è partita la smorfia ad una battuta di Ciro Priello. Anche lì prima edizione... Apripista".
I modelli a cui guarda sono vicini e lontani: "Vidi Edoardo Ferrario in una sua stand up e mi sono detto: allora si può fare anche qui. Poi penso a Lenny Bruce e l'inimitabile Ricky Gervais, ma il mio modello americano è Richard Pryor. E Belushi con quel Saturday Night Live che si faceva fino a Trump: dopo è divenuto uno show politico e mi interessa meno quel tipo di comicità Mi fa poco ridere. In Italia l'unico che fa uno show a quel livello è Fiorello: che sia mattina o sera".
E Milano? "Sono nato a due passi dalla Porta Roma di Gaber: quella scena è un riferimento, come Elio. Il Lirico che ora prende il nome da Giorgio è un luogo dei sogni". Una specie di San Siro (in chiave nerazzurra, per carità, è Ravenna è cintura nera di interismo) e esame di laurea per la sua stand up mezzo anglosassone e mezza italiana.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero