È a metà tra l’intervista e un flusso di “ricordi in libertà” il nuovo appuntamento di Stories, il ciclo di interviste dedicate al mondo...
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La prima parola dell’intervista è “Ciclone”, film che ha dato l’ispirazione per il nome d’arte della musicista. «È un film al quale sono molto legata – ha spiegato Levante -. Olga, la mia amichetta di quando ero in Sicilia, in un’estate torrida e piena di noia, scherzando mi disse ‘Levante!’. Mi spiegò i personaggi del film ‘Il ciclone’, che erano Levante, Libero e Selvaggia: io divenni Levante e lei Selvaggia. Per anni sono stata ‘Levi’, non era un nome d’arte, era un soprannome».
L’intervista prosegue tra passato e futuro, tra la musica e i ricordi più personali, come quello del padre scomparso quando Levante aveva solo nove anni, suscitato dalla parola “Papà”: «questa è forse la parola che ho detto meno nella mia vita – ha confessato Levante - però è una parola alla quale sono molto legata. È un uomo al quale sono molto legata nonostante l’abbia visto pochissimo, quasi tutta la mia vita ruota attorno a questa figura. Ero innamoratissima di lui, poi la malattia lo ha portato via e quello che mi è rimasto è questo sostantivo detto poche volte. Sicuramente è un gran dolore ma è anche un modo di guardare poi la vita, giorno dopo giorno con un occhio sempre rivolto al passato. Se io lascio andare via il passato lascio andare via mio padre e non posso permetterlo».
Chiude il gioco la parola “Desiderio”, con l’invito alla cantautrice di esprimere tre desideri, come fosse davanti a un genio della lampada: «desidero fare un film, mi piacerebbe fare una colonna sonora. Poi ci sono cose più vaghe: vorrei raggiungere la serenità, un equilibrio come donna ed essere umano. Essere equilibrata, adesso non lo sono ancora. Il terzo desiderio potrebbe essere amare la persona che sto amando per tutta la vita, magari è un’utopia. Una cosa concreta e due più vaghe ma faticose sicuramente”» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero