Mamme islamiche e cori buddisti: vigilia in rissa nel film di Guzzanti

Mentre infuria la polemica sul presepe e in qualche luogo pubblico si decide addirittura di abolirlo, esce dopodomani un film che affronta lo scontro fra culture e religioni con...

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Mentre infuria la polemica sul presepe e in qualche luogo pubblico si decide addirittura di abolirlo, esce dopodomani un film che affronta lo scontro fra culture e religioni con il tono indiavolato della commedia: “La prima pietra”, ispirato a un testo teatrale di Stefano Massini, diretto da Rolando Ravello e irresistibilmente interpretato da Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Serra Yilmaz, Valerio Aprea, Lucia Mascino, Iaia Forte, Caterina Bertone.


LA STORIA
Siamo in una scuola multietnica dove il cattolicissimo preside prepara la recita di Natale mischiando, per far contenti tutti, la tradizione cristiana con canti buddisti e leggende islamiche. Il piccolo Samir, musulmano, lancia un sasso contro una finestra e la rompe ferendo lievemente il bidello e la moglie. Ma il tentativo di chiudere la faccenda con un semplice risarcimento scatena la rissa tra lo stesso preside, la maestra vegana, la mamma e la nonna (velate) del ragazzino, i due bidelli. Si ride dall’inizio alla fine, ma si riflette: «Il film è la fotografia ironica di quello che sta succedendo in Italia, dove la religione e il colore della pelle diventano pretesti per dare sfogo ai pregiudizi», spiega Ravello, «viviamo condizionati dalla paura a cui ci rimanda la stessa politica. La diversità ci spaventa, non a caso si parla di integrazione e convivenza anziché di condivisione».

GLI ATTORI

Guzzanti, che strappa una risata dietro l’altra nel ruolo del preside, osserva: «Il nostro film sembra un instant-movie: molte scuole evitano come la peste le recite di Natale proprio per non scatenare problemi religiosi o ideologici. Il mio personaggio prova a mettere d’accordo tutti, ma gli va malissimo. In fondo cerchiamo sempre chi ha scagliato la prima pietra, ma guardando al passato. E la comicità permette di assestare delle belle rasoiate». Conclude Kasia Smutniak, bellissima anche con il chador: «La mia musulmana, nata in Italia ma guardata con sospetto a causa della religione e del velo, racconta la realtà», dice. «Oggi anche in Italia, paese di accoglienza, la paura del diverso scatena altre paure». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero