Ecco la "formula" sgrammaticata per diventare mafioso: «Sette cavaglieri...»

Criminali, delinquenti e anche un po' ignoranti. Il quadro drammatico apparso nella cornice dell'area metropolitana di Roma è stato scoperto dai carabinieri del...

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Criminali, delinquenti e anche un po' ignoranti. Il quadro drammatico apparso nella cornice dell'area metropolitana di Roma è stato scoperto dai carabinieri del Ros. L'operazione contro il clan Fragalà ha portato ad arresti e perquisizioni, anche in provincia di Catania. Erano il terrore di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso dinamitardi e minacce. Agivano nell'area metropolitana della Capitale, soprattutto ad Ardea, Pomezia e Torvajanica.


L'operazione "Equilibri", coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha scoperto anche un consistente traffico di cocaina, marijuana e hashish, droga importata da Colombia e Spagna grazie ad alleanze con gruppi criminali camorristici e siciliani. Oltre a sequestri di partite di droga e armi da fuoco, è stato sventato un sequestro di persona, liberando l'ostaggio e arrestando gli 8 sequestratori; è stata trovata e sequestrata una formula manoscritta di affiliazione mafiosa. I dettagli dell'operazione saranno illustrati nella conferenza stampa che si terrà alle 11 presso il comando provinciale carabinieri di Roma alla presenza del procuratore Michele Prestipino Giarritta e del comandante del Ros Pasquale Angelosanto. Agghiacciante la lettura delle intercettazioni. «Io quando mi sento tradito da qualcuno, che potrebbe anche essere mio padre o mio figlio, io gli sparò. Dice 'che ammazzeresti tuo figlio?' Sì sì, perché no, Se mio figlio cammina con me, facciamo il reato insieme e mi tradisce, io lo ammazzo».

Così parlava in una conversazione captata dagli investigatori nel 2015 il boss Alessandro Fragalà, finito in manette. «Qua se c'è qualcuno che comanda sono i Fragalà e basta. A Torvajanica abbiamo sempre comandato noi. La prossima volta che rientra qua, ti faccio uscire con i piedi davanti. E vai a dirlo a Sebastiano».


Anche Ignazio Fragalà parlava, molto, al telefono. Non sapendo di essere intercettato, in una conversazione del febbraio 2016 si rivolgeva a due persone che consideravano in pregiudicato locale, Sebastiano Giuliani, come un criminale egemone nella zona del litorale romano. La famiglia Fragalà, colpita dall'operazione dei carabinieri, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, non temeva nessuno, tanto da mettersi contro anche i proprietari di una pizzeria che stava per aprire a Torvajanica i quali, come scrive il gip nell'ordinanza, avevano legami con la 'ndrangheta e la mafia catanese. «Io ti do un consiglio e cerca di ascoltare, non aprire, è meglio per te. (…) O ci dai le chiavi oppure puoi aprire però sappi che all'indomani in poi tutto quello che ti succede siamo noialtri. Io ti sto solo dando un consiglio, poi decidi tu quello che vuoi fare. La fai a noialtri la scortesia? Ci meritiamo questo? Vuol dire che ci stai sfidando, così, frontale! Nemmeno nascosto, questa è una sfida frontale. Noialtri siamo per la pace, ma la guerra comunque non è che ci dispiace». E dalle parole si è passati ai fatti: due locali poi infatti aprirono ed entrambi hanno subito attentati incendiari.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero