Fiumicino, ultimo atto della demolizione della Franca Ravel

di Umberto Serenelli Ultimo atto per la sofferta demolizione della...

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di Umberto Serenelli Ultimo atto per la sofferta demolizione della nave da crociera “Franca Real” ormeggiata nella Fossa Traianea di Fiumicino. L’impresa “Metalfin srl” è stata costretta a costruire 5 passerelle pedonali sopra all’imbarcazione, lunga circa 46 metri, per poter intervenire e smantellare definitivamente quello che rimane dello scafo. Costruire i 5 ponteggi da cui effettuare le operazioni di taglio è stato abbastanza complesso perché una estremità poggia su un pilone metallico conficcato nell’alveo del fiume attorno al fatiscente natante. Dai passaggi sopraelevati sarà possibile scendere, con l’ausilio di scale, all’interno per eseguire la rimozione delle lamiere che verranno poi collegate a una gru che provvederà al sollevamento e al conseguente trasferimento su un mezzo adibito al trasporto in discarica. Questa soluzione si è resa necessaria perché sono venuti meno i presupposti con cui trasferire la carena della nave, costruita facendo ricorso a 500 tonnellate di acciaio, nel vicino cantiere dove portarla in secco e quindi procedere con la fiamma ossidrica al taglio. L’eccessivo peso e il rischio che potesse finire sul fondale del canale navigabile di Fiumicino, durante il traino verso l’alaggio, costrinse i tecnici a valutare la demolizione sul posto che dovrebbe durare circa un mese. L’odissea del disarmo della “Franca Real” va avanti da anni e la decisione di procedere alla sua rimozione è scattata quando strappò gli ormeggi, trascinando due bitte nel fiume della sponda sud del porto-canale, e senza controllo la poppa urtò la passerella pedonale del nuovo ponte “2 giugno”, procurando diversi danni. Allora la Capitaneria di Porto, con un'ordinanza, cancellò dal registro navale la “Real” e questo permise alla Regione di accelerare l'affidamento dell'intervento di demolizione che portò al trasferimento del barcone, costruito nel 1964, sulla banchina nord. Successivamente, a causa delle violente piene del Tevere, si rese necessario un finanziamento della Regione per posare 6 pali, lunghi circa 15 metri, conficcati attorno allo scafo che venne così “imbragato” con tiranti in acciaio per impedire al natante, largo 8,50 metri, di provocare altri danni. Lo scorso anno gli operai specializzati della ditta LME Global hanno dato il via agli interventi con la bonifica del materiale all’interno della stiva da cui rimosse camere da letto, salotti, sale da pranzo, tavoli da gioco e tante sedie.
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Il Messaggero