"Ecco com'è nata Roma": Romolo e Remo (Alessio Lapice e Alessandro Borghi) parlano del film "Il primo Re"

Il 31 gennaio "solo nei cinema", precisa il regista Matteo...

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Il 31 gennaio "solo nei cinema", precisa il regista Matteo Rovere, esce Il Primo Re, kolossal storico italiano sull'origine di Roma. Ne parlano i due protagonisti, Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (romolo). "Nel film parliamo un proto-latino, una lingua mescolata con cadenze germaniche che si avvicina a quella che parlavano questi gruppuscoli di pastori che frequentavano le sponde del Tevere nel 753 Avanti Cristo". Borghi ora è divertito quando racconta qualche aneddoto della dura esperienza sul set di Rovere: "Freddo e fango, dovevamo calarci completamente nella vita piena di pericoli di uomini vissuti 8 secoli prima di Cristo: ho anche imparato come si uccide un cervo nel bosco. Solo che per truccarci ci sporcavano di fango e sangue tutti i giorni e faceva un freddo sulle sponde del lago di Manziana. E allora per evitare di farci docce e poi al mattino successivo doverci risporcare ho proposto: tutti in albergo senza doccia, così ci tenevamo addosso il fango del giorno prima... Beh, alla prima notte in albergo ci hanno fatto ripagare le lenzuola: abbiamo lasciato l'impronta. E a Manziana c'è la nostra sindone..." Borghi è passato dall'emaciato Stefano Cucchi del dramma di Sulla Pelle al muscoloso condottiero Remo: "Uno che si rifiuta di accettare il destino che gli disegnano gli Dei, che vuole autodeterminarsi. Sceglie la forza per vincere e fa una scelta solitaria. Perderà. Io sono un po' come lui, ma so che i progetti politici che fanno la storia, come quello di Roma, sono queli che nascono da una comunità. Ora sto interpretando per una serie internazionale un uomo dell'alta finanza del XXI secolo: eppure anche in finanza vince chi mette le cose in ordine". E a guidare quella comunità sarà appunto il fratricida Romolo, Lapice: "Lui accetta il disegno divino, lo asseconda e non tradisce il gruppo che l'ha salvato. La sua vittoria costa un sacrificio enorme, la perdita di un pezzo di sé, il fratello gemello che lo aveva protetto. Il nome di Roma farà paura nei secoli anche per questa nascita figlia di un sacrificio immane".  
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Il Messaggero