Conte in Ciad: «Valutiamo invio forze armate per addestramento truppe locali»

Dopo il Niger, il Ciad: l'Italia è pronta a portare i...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dopo il Niger, il Ciad: l'Italia è pronta a portare i propri militari anche a N'Djamena, per «contribuire ad addestrare e formare le forze armate locali». Lo annuncia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dalla capitale ciadiana, dopo aver incontrato il presidente Idriss Deby. La due giorni nel Sahel rafforza nel premier la convinzione che l'area, che è al confine meridionale della Libia, sia «strategica» nella lotta ai traffici di esseri umani e al terrorismo. Perciò da qui Conte rilancia il suo appello all'Europa: «La smetta di essere miope o si farà del male». Primo presidente del Consiglio italiano a mettere piede in Niger e in Ciad, Conte raccoglie le istanze dei leader di due Paesi assai preoccupati dalla crisi libica che crea instabilità ai loro confini e dalla recrudescenza del terrorismo, che ha visto triplicare gli attacchi nel Sahel in un anno. E così, dopo aver aperto, nella tappa a Niamey, al possibile rafforzamento della missione in Niger avviata a settembre, da N'Djamena spiega che si sta «esplorando la possibilità» (non ci sarebbe ad oggi nulla di pianificato) di fare «capacity building» anche in Ciad. Si tratterebbe di «addestrare le forze locali» perché combattano terroristi e trafficanti di esseri umani «più efficacemente». È parte, l'impegno di Conte, di una strategia che punta a rafforzare la presenza italiana ed europea nel Sahel. Perché «prevenire» i traffici di migranti si può, se si va «alla radice» con una «strategia larga»: «L'Ue è divisa e rischia di restare sopraffatta, di franare sotto il peso delle migrazioni», non si stanca di ripetere. «Sarò ambasciatore in Europa perché l'area riceva maggiore attenzione. E non mi stancherò di tornare alla carica - promette - perché l'Ue cambi, anche in vista di un rinnovamento delle istituzioni europee». Bisogna «rendere molto più consistente il Trust Fund per l'Africa», tanto per iniziare. «È solo apparente la tranquillità per il Mediterraneo centrale», avverte Conte, che ha dovuto gestire diverse crisi. Oggi si stanno «sviluppando altre rotte», sottolinea, e dunque la soluzione non può che essere «globale». Intanto, secondo Unhcr, «non ci sono più testimoni dei morti in mare». L'instabilità e il «terrorismo» nel Sahel sono «una minaccia per il mondo», avverte Deby, che guida il Ciad dal 1990. E con Conte concorda di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi. Il contributo italiano potrebbe arrivare nel contrasto al prosciugamento del lago Ciad (si è rimpicciolito da 25mila a 2500 chilometri quadrati) ma anche nei settori agroalimentare, delle infrastrutture e delle energie rinnovabili, nonché nella formazione tecnico professionale dei giovani.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero