Il 29 luglio già finite le risorse della Terra

Da ieri, anche per il 2019, siamo ufficialmente in debito con la Terra. Abbiamo cioè già consumato tutte le risorse naturali a disposizione per l’anno solare....

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Da ieri, anche per il 2019, siamo ufficialmente in debito con la Terra. Abbiamo cioè già consumato tutte le risorse naturali a disposizione per l’anno solare. Il 29 luglio infatti è stato il cosiddetto “giorno del sorpasso”, l’Overshoot Day del 2019. Le 24 ore in cui abbiamo iniziato a bruciare risorse che in realtà non avremmo dovuto toccare fino al prossimo anno. Secondo il Global Footprint Network, un think thank indipendente fondato nel 2003 con lo scopo di promuovere e studiare la sostenibilità ambientale, a questo ritmo avremmo bisogno di 1,75 Terre per essere in pari con le risorse.


«Si può anche dire - spiega il fondatore dell’associazione Mathis Wackernagel - che la domanda di terreni per la produzione alimentare e tessile, per l’industria del legname, per le strade e le città, per l’assorbimento del biossido di carbonio prodotto dall’umanità, è del 75% superiore rispetto alle aree produttive esistenti sul nostro Pianeta». In pratica, utilizzando un linguaggio prettamente economico, non solo stiamo consumando risorse in deficit, ma lo stiamo facendo in misura sempre maggiore.

LA SUCCESSIONE Le 24 ore del Sorpasso infatti, fin dagli anni ’70 continuano ad essere anticipate a causa dei consumi sempre meno oculati. In circa 40 anni si è passati dal 29 dicembre - con un sostanziale equilibrio tra impatto dell’uomo e rigenerazione della natura - al 29 luglio. Ben cinque mesi di differenza che misurano il nostro passaggio sul Pianeta: basti pensare che nel 2000 il sorpasso si era concretizzato a fine settembre, mentre lo scorso anno il 1 agosto. E proprio con il sistema di riferimento economico se la prende l’ambientalista Mathis Wackernagel, 56 anni: «Per l’economia il capitale naturale non ha alcun valore monetario. Stiamo sfruttando eccessivamente la Terra senza che ciò condizioni il mercato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero