Roma, CasaPound: 15 anni di rinvii, l'edificio di via Napoleone occupato

I “fascisti del Terzo millennio”, come si autodefiniscono i militanti di CasaPound Italia, mettono piede nell’edificio al numero 8 di via Napoleone III il 26...

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I “fascisti del Terzo millennio”, come si autodefiniscono i militanti di CasaPound Italia, mettono piede nell’edificio al numero 8 di via Napoleone III il 26 dicembre del 2003, mentre il resto della Capitale ancora sta smaltendo il pranzo di Natale. E così da oltre 15 anni un edificio pubblico di sessanta vani nel rione Esquilino, composto da almeno una ventina di appartamenti, è la sede del primo centro sociale italiano di estrema destra. Nello stabile, secondo le stime più recenti, vivono 23 famiglie per un totale di 82 persone. E, secondo quanto scritto nella mozione approvata ieri dall’assemblea capitolina, «ad oggi non è possibile escludere, anzi è probabile, che gli appartamenti all’interno della sede di CasaPound vengano affittati a terzi». A entrare per la prima volta nel palazzo - all’incirca a metà strada tra piazza Vittorio e la stazione Termini, di proprietà del Demanio - sono i ragazzi dell’area “Occupazioni non conformi e Occupazioni a scopo abitativo”, provenienti dall’esperienza precedente di CasaMontag, sulla Tiberina, iniziata un anno e mezzo prima (e tuttora attiva).


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LE PROTESTE In epoca fascista il palazzo ospitava l’Ente per l’istruzione media e superiore, mentre dal 1963 è divenuto sede di uffici del ministero dell’Istruzione. Tanto che proprio il Miur, il giorno dopo l’occupazione, sporge denuncia e chiede lo sgombero dell’edificio. Dopo qualche anno, però, arrivano i primi “riconoscimenti” da parte della politica, e non solo da destra: la sede di CasaPound viene inserita tra le occupazioni storiche di Roma, riconosciute dal Campidoglio e dall’allora sindaco Walter Veltroni con la delibera 206 del 2007. Nel 2009, durante l’amministrazione di Gianni Alemanno, l’amministrazione capitolina tenta di inserire lo stabile in un pacchetto di beni che il Demanio avrebbe dovuto cedere proprio al Comune, per quasi 12 milioni di euro. Ma le immediate proteste mandano l’operazione a monte. Qualche anno dopo, siamo nel 2016, l’immobile viene inserito dall’allora commissario straordinario Francesco Paolo Tronca nella lista dei 93 edifici pubblici occupati da liberare. Ma lo stabile non risulterebbe tra quelli in cima all’elenco delle priorità stilato dalla Prefettura assieme al Campidoglio. Ieri, in consiglio comunale, la possibile svolta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero