Un filo di carbonio da Londra a New York per "tessere" i razzi dei record: tecnologia “made in Italy” per Vega C e Ariane 6

La notizia del colossale contratto da 7 miliardi di dollari tra Amazon di Jeff Bezos e alcuni costruttori di razzi lanciatori di satelliti che comprende anche...

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La notizia del colossale contratto da 7 miliardi di dollari tra Amazon di Jeff Bezos e alcuni costruttori di razzi lanciatori di satelliti che comprende anche Arianespace e quindi Avio di Colleferro, riporta l'attenzione sulla tecnologia "made in Italy" per rende leggeri e quindi molto competivi i "motori" realizzati nell'azienda a Valle Secola. Il primo stadio del razzo Vega C viene usato anche come booster (motore ausiliario) dell'Ariane 6: si chiama P120C e viene costruito con 5mila chilometri (la distanza fra Londra e New York) di fibra di carbonio "filata" attorno a un mandrino (un sopporto metallico che poi viene smontato) da macchine messe a punto a Colleferro. E' magnifica e trascinante la "danza" di queste macchine attorno al mandrino che passaggio dopo passaggio tessono l'enorme bozzolo alto 12 metri e con diametro di di 3,5 metri che poi verrà  riempito con 140 tonnellate di combustibile. Anche la "colata" del propellente, modellato a forma di stella per aumentare la superficie esposta alla combustione, è un'altra arte che a Colleferro si passano ormai da tre generazioni.  Nell'azienda dell'ad Giulio Ranzo lavorano 900 fra ingegneri e tecnici: un'eccellenza che richiama cervelli anche dall'estero.

Questo motore monolitico (il più grande del mondo) in fibre composite è più leggero del 40% rispetto ai motori (stadi) tradizionali metallici e permette, almeno per ora, di reggere la concorrenza con gli stadi riutilizzabili usati ad esempio da SpaceX di Elon Musk.  Le pareti sono spesse poche centimetri (poco più di 20) ma grazie anche a resine ideate sempre dall'Avio a Colleferro, permettono di assorbire l'enorme calore sviluppato dalla combustione: "dentro" si arriva a 3mila gradi (il doppio di un altoforno), fuori a poco più di 100 gradi.  

L'articolo di Paolo Ricci Bitti

 

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Il Messaggero