Se cercate questo luogo segnalato su cartelli stradali non avrete fortuna. Per arrivare all’Eremo di Chiusa del Vescovo, detto anche di Ripatonna Cicognina, nel territorio...
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Con la dovuta cautela, visto che l’architettura dell’eremo è situata in un punto montuoso e panoramico piuttosto scosceso, si possono visitare i vari ambienti di quello che un tempo doveva essere il buen retiro, a contatto con il divino e con la natura, dei monaci che volevano tagliare i ponti con le preoccupazioni del mondo terreno. L'eremo conosciuto anche con il nome di Ripatonna Cicognina, doveva essere meraviglioso ai tempi del suo massimo splendore, nel XV secolo, con le pareti finemente affrescate. Oggi è ben visibile la croce incisa nella roccia in uno degli ambienti verosimilmente adibiti a celle dei monaci, e in quella che doveva essere la cappella principale si notano i resti di un imponente altare rupestre. Il sito si staglia dunque su una parete tufacea a picco sul fiume Olpeta, a poca distanza dalla confluenza di quest'ultimo con il Fiora. Il nome Ripatonna Cicognina potrebbe originarsi dalla forma "tonna" dei versanti "ripe", o forse dalla presenza di nidi di cicogne. Ai piedi del romitorio, nascosta tra la folta vegetazione, c'è una fonte sorgiva. Alla visita, se avete tempo, si può abbinare una tappa all’Antica Castro, la città fantasma nei pressi di Ischia di Castro ben indicata con cartelli stradali; qui l’ingresso è a pagamento. Passeggiando all’interno del bosco che costeggia l’imponente vallata dell’Olpeta (affluente del fiume Fiora), qua e là spuntano i resti di quella che doveva essere la fiorente cittadina appartenente ai Farnese. I resti della cattedrale di San Savino ci riportano al XIII secolo, con capitelli e volute di fine decorazione. La città di Antica Castro, storica capitale del Ducato Farnesiano, fu distrutta nel 1649, su input di papa Innocenzo X. Oggi è un parco archeologico in cui si intrecciano diverse epoche storiche in magica alchimia, visto che gli itinerari possibili da questa location conducono anche a imponenti tombe etrusche a dado. Un mix di archeologia, arte, natura molto amato anche dalle famiglie con bambini. Il fulcro della Città doveva essere Piazza Maggiore, dove sorgevano gli edifici pubblici principali, come il palazzo del Podestà, l’Hostaria ed il palazzo della Zecca. Fra i punti più panoramici? Lo spiazzo dove restano i ruderi del convento di San Francesco. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero