Alla scoperta di Segni, perla dei Monti Lepini e borgo dalla storia millenaria

Palazzo Cremona a Segni
Borghi che passione. Pronti per l’estate 2020, che sarà all’insegna della riscoperta dei piccoli gioielli dell’Italia, oggi vi portiamo a Segni, perla dei...

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Borghi che passione. Pronti per l’estate 2020, che sarà all’insegna della riscoperta dei piccoli gioielli dell’Italia, oggi vi portiamo a Segni, perla dei Monti Lepini a 668 metri di altitudine, denominata anche città del castagno e del marrone. Fra i borghi più romantici di quest’area del Lazio alle pendici del Monte Lupone, Segni colpisce per i suoi scorci a tratti arcani, a tratti colorati e fioriti, a volte persino stupefacenti nelle loro testimonianze architettoniche e storiche. Il nostro punto di partenza è la piazzetta della concattedrale di Santa Maria Assunta, costruita nella metà del Seicento sulle rovine di un edificio sacro che risaliva addirittura al 900 d.C. A sorpresa, nel cortile adiacente un vicolo del centro storico, appare la riproduzione della grotta di Lourdes, dove i fiori e la fontanella avvolta nel muschio danno un fascino d’antan a questo angolo di pace e spiritualità.


Fondata da Tarquinio il Superbo nel VI secolo a.C., forte dunque di una storia millenaria, oggi Segni è nota soprattutto per la Porta Saracena e la chiesa di San Pietro (dove sorgeva l’antica Acropoli), che in realtà sono solo alcune delle eccellenze di questo tranquillo borgo medievale molto poco inflazionato dal turismo. Circondato da Mura Ciclopiche (le origini dell’abitato risalgono all’Età del Bronzo), la cosa che oggi colpisce di più il visitatore di questo borgo antico è forse Palazzo Cremona, gioiello architettonico del XVI secolo, con il cavalcavia finemente affrescato, esempio di eleganza barocca, che lo unisce al palazzo antistante, e la deliziosa loggetta. Segni è anche meta dei golosi, per le taverne tipiche dove gustare le prelibatezze gastonomiche locali, come l’Appallocco, che è un pastone di fave cotte, frantumate e condite con aglio e olio sfritto, il Fallone, ovvero la pizza rustica di granturco a forma allungata, e il Canascione, ghiotta focaccia farcita con formaggio fresco e prosciutto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero